La diagnosi di dislessia o altro disturbo evolutivo come l’ADHD ti muove una paura dentro che non avevi mai provato.

Il tuo Tesoro, che ti sei coccolata e al quale hai dato le attenzioni più care e precise un giorno ha varcato la soglia della scuola primaria ed ha iniziato a vacillare. Nulla di grave, ma qualcosa non è andato nella maniera che ti aspettavi.

L’aspettativa è quella di tutte le mamme e di tutti i babbi: vedere il figlio FELICE, possibilmente integrato e autonomo nei suoi apprendimenti.

E invece…continui rimproveri, richiami e colloqui con la scuola ti hanno mandato messaggi espliciti che qualcosa non stava funzionando e così sei approdata alla valutazione diagnostica.

Quei fogli in mano pieni di codici che descrivono il funzionamento di tuo figlio o figlia ti hanno sbalestrata. A quel punto hai raccolto informazioni dalle amiche, dal web e hai iniziato a cercare soluzioni per risolvere il problema del tuo Tesoro.

Sai dove ti sei persa? Dove nasce la paura?

Nel momento in cui ti affidi a chi prometteva di risolverti il problema di tuo figlio/a facendoti sentire impotente.

Penso mentre scrivo a storie che ho incontrato:

  • Paola che faticava a stare seduta, sempre in movimento in prima, in seconda e poi in terza arriva la diagnosi di Dislessia (che le causava una certa fatica a restare connessa).
  • Gianni che riceve la diagnosi  di disturbo dell’apprendimento misto in 4 primaria, dopo anni che i genitori mossi dalle insegnanti gli dicevano che era svogliato e il meno volenteroso di casa.
  • Samuel dall’infanzia una trottolina amorosa e “faticosa”, sempre su un altro pianeta che poi pian piano è stato compreso grazie ad una diagnosi di disturbo dell’attenzione e dell’iperattività che lo porta a sganciarsi continuamente e a non gestire i suoi impulsi emotivi e motori..anni di richiami a casa e poi a scuola.

Se i genitori di Paola, Gianni e Samuel avessero puntato a risolvere “i problemi” dei figli affidandosi a “un risolutore” avrebbero aumentato le frustrazioni dei figli, mantenuto i conflitti familiari sulla gestione dello studio (perchè avrebbero funzionato solo fuori casa), si sarebbero vissuti come pessimi genitori.

Le TRE famiglie avevano (e hanno anche oggi che tutto è concluso) VOGLIA di sentirsi PARTE della soluzione.
Volevano nuova serenità in famiglia, sorrisi e gite domenicali…senza lo stress dello studio.

I genitori con cui lavoro sono quelli che “accesa la luce sul reale problema del figlio” hanno necessità di far parte del cambiamento.

Nel mio Studio “non riparo i figli degli altri”, tantomeno i piccoli o grandi allievi di una scuola che comprendo al 50%.

Nel mio Studio Pedagogico si percorre una via di cambiamento e di consapevolezza a partire dalle Mamme e dai Babbi che si troveranno a rispondere ad alcune domande per costruire un nuovo focus:

     cosa mettere in campo adesso per aiutare tuo figlio a superare il momento di estrema fatica,

di imbarazzo sociale e migliorare la sua relazione con te…

Per questo NON devi avere paura:

  1. la diagnosi ti sta aiutando a farti carico di una sfumatura dei tuoi figli così da non continuare a “affossarli con critiche ingiuste”
  2. il lavoro educativo insieme ti porterà a sentirti di nuovo il suo “eroe”, non sarai più in balia della confusione.

Cosa ho fatto concretamente con le Famiglie di Paola, Gianni e Samuel?

Ho attivato un percorso educativo per i genitori in primis (personalizzato),

hanno partecipato a dei miei webinar mirati (che ora sono video corsi)

ho seguito i loro figli con incontri settimanali il tempo necessario per diventare autonomi.

 

Se vuoi chiama e vediamo come organizzare il tuo percorso educativo.

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