La rabbia è “necessaria” a 4/5 anni come a 15: ti spiego

Se la rabbia diventa, un qualcosa che ti spaventa, capisci bene che la rabbia non andrà mai in un suo posto adeguato, ma diventerà sempre un qualcosa, una emozione che per qualche motivo avrà la dominanza su tutto il resto.

La rabbia a 4/5 anni è necessaria, come lo è a 15. Ci sono delle differenze nella gestione, nella lettura e nell’accoglienza, ma resta di fatto, che è un’emozione che serve al Soggetto, quindi al bambino o al ragazzo, ad imparare alcune cose.

La rabbia di cui sto parlando non ha niente a che fare con l’esplosione erosa e complessa che ritroviamo nei bambini nei quali è stato trovato un disturbo dell’attenzione e della impulsività, piuttosto che del comportamento o della condotta.
In quel caso le esplosioni comportamentali e verbali hanno un altro tipo di collocazione. Certo, si può lavorare anche con loro tramite un intervento psicoeducativo, ma sono da guardare assolutamente da un’altra angolazione. Questo perché, se tu che leggi questo articolo hai un figlio con tali suddette caratteristiche, cerca di andare avanti mantenendo ben presente quello che sicuramente ti hanno già detto i professionisti del settore che lo hanno seguito e che sono tuoi riferimenti.

La rabbia è un’emozione, come ho detto, che porta il bambino o il ragazzo molte volte ad esplodere e altre ad implodere in pianti dirotti, oppure in calci, pugni, sputi. L’adolescente sbatte le porte, prende a pugni un armadio. Normalmente, questi comportamenti non sono diretti contro altre persone, salvo che la gestione di questa emozione non sia stata allenata adeguatamente e quindi si sia creata un’abitudine sbagliata e consolidata.

La rabbia nei bambini piccoli, intorno ai 4/5 anni (quindi non sto parlando dei terribili 2), ha a che fare con il senso di frustrazione, con la scoperta delle aspettative che non vengono talvolta confermate, e spesso con un tentativo di rimanere ancorati ai propri genitori e a rimanere quindi ancorati ad un loro ruolo neonatale, dove il bimbo è al centro dell’universo genitoriale.

In quel caso, il bambino ha bisogno di sapere che ci sono dei limiti, che ci sono dei confini, che lui soprattutto ha le possibilità di gestire questi limiti, questi confini, questi sbagli, questi disappunti. E come può fare a sentire che c’è appunto uno spazio vitale di crescita? Lo può fare soltanto se il suo genitore, quindi se tu, gli poni delle regole, dei percorsi precisi ma non rigidi, puntuali ma al bisogno anche modificabili. Perché lui deve sentire che è contenuto entro uno spazio che è dato dai suoi genitori.

Questo non vuol dire però che i genitori devono essere identici, ma che devono essere d’accordo. Questo lo dico perché tanti poi mi scrivete anche in consulenza che avete due stili completamente diversi. Quello su cui dovete ragionare non è lo stile, ma l’OBIETTIVO. L’obiettivo è dato da una comunicazione positiva fra i genitori, costruttiva, dove andate a definire quelle che sono le regole inderogabili, e dove andate a definire quali sono anche le zone in cui potete diventare flessibili.

Allora a questo punto vostro figlio starà dentro un contenitore costruito su misura.

Un altro tassello che lo può mettere in difficoltà nella gestione della sua rabbia, è il delirio di onnipotenza che a volte i bambini imparano ad avere per eccessive lodi, eccessive attenzioni, eccessivi compiacimenti del genitore, che pensando di rinforzarlo, supera la misura e fa credere al proprio figlio di essere una sorta di supereroe invincibile. Ma siccome poi la vita ci dimostra che nessuno di noi è così invincibile, accade la caduta. E la caduta è sempre dolorosa. Quindi imparando a rimodulare anche gli elogi, le attenzioni, la presenza costante, un bambino di 4/5 anni, e poi via via crescendo, impara.

Quando si arriva all’adolescenza, molto spesso le esplosioni di rabbia riaccadono.
In realtà riaccadono in tutti momenti di soglia, perché in tutti i momenti di soglia impariamo che ci sono nuovi limiti, nuove cadute, nuovi errori e nuove frustrazioni.
Ecco che in quel momento l’adolescente ha bisogno di sentire che i genitori sono in grado di accoglierlo sempre, in qualsiasi stato, benché lui voglia entrare ed uscire continuamente dalla posizione di fanciullo, entrare in quella di adolescente, uscire ed entrare nel gruppo, poter dire che il gruppo gli fa schifo e tornare a casa. Tuo figlio ha bisogno di sentire che la sua casa è un po’ un albergo.

Sì, potete anche dirglielo, “questa casa è un albergo”, ma voi fate in modo che sia un albergo accogliente, perché soltanto nel sentire che lui avrà sempre un porto sicuro, potrà fare prove di volo, prove di crescita. Questo però non significa perdere la dimensione della regola. Anzi, significa che da una parte saremo un hotel Transylvania, dall’altra saremo comunque, come vi già ho detto, dei portatori sani di regolamenti.

A questo punto, però, se tu sei in difficoltà e ci può stare, perché comunque questa rabbia crea delle modificazioni nel suo stare per esempio nel gruppo dei pari, nel suo stare a scuola, nel suo stare anche a casa, un buon mezzo per uscire dall’impasse potrebbe essere la consulenza educativa.

Che significa? essere seguito in un percorso educativo per genitori e in certi casi anche tuo figlio potrebbe essere parte di questo percorso.

Vania Rigoni

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