Le fatiche della matematica in 1-2-3 primaria: comprenderle per superarne il blocco [2 parte]

Nella prima parte di questo post ho spiegato come guardare alle difficoltà della matematica nei primi 3 anni della scuola primaria, senza allarmismi e con il mio solito rispetto della SPECIALITA’ della persona.

In questa seconda parte provo per scritto a darti altri spunti (in coda al post alcune FAQ che ho raccolto)

Che fare quindi se hai notato in tuo figlio/a una particolare difficoltà in alcuni meccanismi della matematica? 

UNO: se arrivati a marzo della terza primaria i dubbi persistono  invito sempre a fare una valutazione diagnostica completa degli apprendimenti.

Questa restituisce anche a me, pedagogista, dei parametri importanti per progettare con la scuola per tuo figlio.

>>>IN DIAGNOSI vengono fornite indicazioni se le difficoltà vengono attribuite ora alla disgnosia (disgnosicalculia), ora al linguaggio verbale, motorio e sensorio-verbale (discalculia verbale), a vivere con il corpo i valori del pensiero logico-matematico (disprassicalculia), a ordinare i fatti nel tempo (discronicalculia), alle difficoltà grafo-segniche (discalculia grafica), alle difficoltà organizzativo-ritmiche (discalculia ritmica), alle difficoltà nel comprendere le idee, le relazioni matematiche e fare calcoli mentali, ad eseguire le operazioni matematiche (discalculia operazionale o anaritmetia).

MA NON TUTTI HANNO UN DISTURBO DEL CALCOLO

 TANTI hanno difficoltà nel calcolo e nell’applicazione delle FORMULE

Molte di queste sono legate all’organizzazione ritmica (che si vede anche nelle punteggiature e legature), nel vivere il corpo (scoordinato e bloccato), nell’impaccio della lettura, nell’ansia di fare bene (o meglio).

Qui SERVE QUALCUNO CHE ARRICCHISCA LA DIAGNOSI di sfumature legate ai processi di apprendimento, al COME tuo figlio apprende.

È  il mio lavoro di osservazione pedagogica che va ad analizzare ogni Potenzialità, Abilità e Disponibilità (PAD) della persona, considerata nella sua unità e globalità. 

Un lavoro meticoloso e accurato di una studiosa delle cause di diverse discalculie attribuite ad abilità funzionali (per poterle segnalare) e “che non ha dubbi sul fatto che questo apprendimento riveli la propria genesi collegata oltre che all’insieme dei fattori fisici, anatomici e funzionali, all’evoluzione maturazionale, al carattere e al contenuto affettivo, a quell’azione dinamica che rappresenta la personalità; difficoltà assai composite con ampio margine di variabilità da soggetto a soggetto.”[cit. Dizionario Pedagogia Clinica®]

E QUINDI ?
  ….Se hai un figlio che fa

  • fatica a memorizzare le tabelline.
  • fatica a incolonnare le operazioni.
  • fatica a capire quali e in quale sequenza applicare le operazioni giuste all’interno dei problemi a multi domanda
  • fatica a scrivere i problemi, sempre più lunghi.
  • fatica a calcolare somme e sottrazioni a mente….

A TE GENITORE dico:

stai tranquillo, parla con la scuola, spiega cosa vedi a casa e rimanda a loro le osservazioni e la didattica specifica. NON FARE LE RIPETIZIONI. Non confondere la mente a tuo figlio

LA VANIA, SPECIALISTA COME SI MUOVE?

Come pedagogista clinico® e come esperta nei processi formativi (da laurea magistrale) le vie da percorrere sono due (+UNA):

  1. un’educazione al calcolo rivolta alla globalità è necessario alimentare positivamente i vari canali informativi e organizzativi con una vasta gamma di sollecitazioni, di vissuti esperienziali corporei ed emotivo-affettivi adatti a garantire l’elaborazione e il consolidamento delle conoscenze facendo ricorso all’attenzione, al piacere, alla curiosità, all’entusiasmo e alla sensazione di successo attraverso i Metodi e le Tecniche specifici che ho in dotazione.
  2. Suggerire strumenti e modi di usare cartacei, solidi…costruiti insieme per le tabelline;
  3. suggerire quaderni acquistabili o insegnarti a farli (o spesso insegnarlo a tuo figlio perchè sia autonomo) per aiutarlo nell’organizzazione visuospaziale;
  4. identificare strategie processuali che lo aiutino a percorrere i problemi più complessi

(+UNA) collaborare con la scuola e con te perché la via sia una soltanto: le maestre sono le professioniste dell’insegnamento a tuo figlio, nessuno le deve scavalcare mai. Se accade il messaggio che arriva ai bambini è svalutante rispetto alla scuola, e loro smettono di voler imparare dalle loro maestre.

Tutti si sbaglia, quindi quando un bambino ha una difficoltà gli adulti si devono organizzare per risolverla.

Se sono stata chiara e ti sei rivista nelle riflessioni che ti ho scritto,

CONTATTAMI che iniziamo a lavorare insieme.

Contattami ora, e scopri come possiamo lavorare insieme

 

……………..

FAQ1 : lo mando da un tutorDSA? Intanto la denominazione in se stessa mi fa “orrore”: distrugge oltre mille anni di scienza pedagogica, visto che oggi l’80% dei tutor sono persone che forse hanno fatto un corso di 50 ore, in troppi senza basi di pedagogia.

La figura che devi cercare è un pedagogista, che ha approfondito il tema dei disturbi dell’apprendimento. 

FAQ 2: andare dal pedagogista mi risolve il problema dei compiti? Certo, ci vuole pazienza e calma. Tuttavia da un anno ho inserito in studio una figura educativa (da me formata e coordinata) così da interrompere la dinamica del conflitto sui compiti.

FAQ 3: mio figlio si vergogna della diagnosi? Se viene da me sicuramente ne parleremo insieme vedendo come egli può sentirsi in armonia con questa sua caratteristica. Se non fosse seguito da nessuno di specialistico, vi suggerisco di pensare a rivolgerli a una psicologa dell’educazione che può aiutare tutta la famiglia in questa consapevolezza.

Un pensiero riguardo “Le fatiche della matematica in 1-2-3 primaria: comprenderle per superarne il blocco [2 parte]

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