L’insegnanti hanno il mandato formale di assegnare i compiti ai loro piccoli e grandi studenti.
Troppi ? pochi ? difficili ?….questo non è l’articolo dove spiegherò di come gestire la comunicazione con la scuola.
Oggi ti parlo di come portare tuo figlio da: non riesce a fare i compiti da solo a guarda come hai iniziato a farli.
Questi compiti vanno sempre letti come esercitazioni, allenamenti e mai usati neanche per errore, arrabbiatura, come punizioni o ricatti.
Quindi non devono uscirti frasi tipo:
- se non fai i compiti non vedi la TV,
- visto che sei stato troppo al pc domani tutto il pomeriggio starai in casa studiare.
Frasi di questo tipo vanno ad alimentare il senso negativo dei compiti a casa. Vai a nutrire la parte legata alla fatica.
Devi trovare modi per stimolare la curiosità, l’esplorazione e la passione, il piacere dell’apprendere.
SITUAZIONE UNO
Se tuo figlio si sente inadeguato e impotente privo di strumenti di fronte a un compito a casa può scatenarsi quello che si chiama disagio. un problema. Ovvero un senso di insicurezza e di irritabilità, che lo porta a procrastinare i compiti oppure “ammiri” o “nonnini” acute (cioè si mette a caccia di complici che lo aiutino nel farli).
La grande paura di tuo figlio è legata non all’esecuzione dei compiti quanto alla valutazione che essi prenderanno e quindi già capisci bene che tutto è legato a un’ansia di prestazione.
In questa situazione è molto importante che tu vada a fondo a comprendere l’origine reale concreta delle sue difficoltà. Individuare se è un disturbo o un comportamento o semplicemente una fatica su una certa materia non è possibile senza diagnostica. Cosa puoi fare allora?
Osservare il numero di volte che si ripete la stessa situazione segnarla su un taccuino e confrontare i tuoi dati in un colloquio con le sue insegnanti o professoresse. Se fosse che sia voi genitori che la scuola abbiate riscontrato una certa ripetitività allora è indispensabile un approfondimento diagnostico prima sanitario poi pedagogico.
Con questi dati alla mano di un professionista come me sai che ti aspetta un percorso educativo sugli apprendimenti che renderà tua figlia autonomo.
SITUAZIONE DUE
Se invece insieme alla scuola individuate che ancora non è il momento di un approfondimento ti consiglio di mettere a fuoco quali fra questi punti sono fragili in tuo figlio:
- L’uso del tempo e quindi la pianificazione e l’organizzazione
- Una certa difficoltà a segnarsi i compiti o a consultare il registro elettronico
- Una estrema lentezza esecutiva
- L’assenza totale o parziale dell’abilità di base e strumentali per le materie
- Una demotivazione da scarsa autostima
- La paura del giudizio e quindi del voto
- Un super bisogno di attenzione, la tua
Individuato quale di questi punti è più complesso dovrai lavorare in sinergia con la scuola per scioglierlo. Per esperienza se mi contatti in privato in una consulenza possiamo ragionare su quali strategie puoi mettere in campo calzati su di lui e suoi bisogni.
Come vedi sono tutte aree di normalità, nulla di drammatico o di irrecuperabile: aree da allenare senza urlarsi, senza arrabbiarsi.
Basta con i conflitti che nascono solo per i compiti a casa. Preoccupati di altre cose queste si sistemano.
All’inizio gli offrirai su un modello concordato cui aggrapparsi. Concordato perché non puoi fare delle richieste diverse dalla scuola altrimenti lo rimbambisci. Vedrai che piano piano, se passaggi sono fatti nel modo giusto, riuscirai a sottrarti e a lasciarlo sempre più autonomo.
SITUAZIONE TRE
Potresti già avere una diagnosi di disgrafia, discalculia, dislessia o altro in mano.
Stai provando da sola con l’aiuto del piano didattico personalizzato della scuola (PDP) e di una psicologa per gestire l’ansia a seguire suo figlio nei compiti. Mi sembra un gran buon inizio.
Tuttavia tu sei la mamma, il babbo, non sei un esperto di apprendimenti, così arrivi stremato a sera.
Priva degli strumenti che ha uno specialista ti senti inadeguata il clima si fa irritabile e nascono le liti del nulla.
In questo caso la figura perfetta per collaborare alla riuscita di un progetto di acquisizione del metodo di studio è la mia, la Pedagogista (esperta di apprendimenti).
Non ti fare infinocchiare con la figura dei Tutor, un brutto surrogato della Pedagogista che si acquista con corsi di 30 ore più o meno formati a fare delle pseudo ripetizioni.
Tanto è che molti, se alla base no hanno gli studi giusti, applicano la regola delle MAPPE per tutti e tutto.
E se tuo figlio non fosse adatto alle mappe?
Non ti puoi affidare a una figura che non ha una formazione universitaria di base non basta essere laureati in lettere o matematica per occuparsi di processi di apprendimento.
Ci andresti da un ginecologo per farti seguire in gravidanza sapendo che non è laureato in ginecologia ma in dermatologia?
La questione è analoga.
Se tuo figlio ha un disturbo dell’apprendimento ho bisogno di qualcuno che:
- sappia comunicare con la scuola per definire un pdp che sia tale e non la lista di crocette della spesa
- serve una specialista che sappia muoversi anche in un territorio fragile emotivamente come quello che spesso vivono i bambini alle famiglie di fronte a una diagnosi di DSA, ADHD, DOP.. pur mantenendosi ancorata al mandato legato agli apprendimenti
- serve una pedagogista esperta di apprendimenti e di tecniche che comprenda lo stile di apprendimento di tuo figlio e su quello costruisca un progetto dove piano piano il comandante diventa proprio lui.
Come vedi è possibile trasformare la situazione da drammatica a costruttiva quello che ti serve è la persona giusta professionalmente con la formazione adeguata per questo se ti senti in uno di questi situazioni che ti ho raccontato ti suggerisco di approfittarne e contattarmi.
La consulenza educativa è sempre il miglior primo passo per risolvere le questioni legate ai compiti, ai comportamenti e agli apprendimenti.
Contattami qui al volo >> https://bit.ly/Vania_Rigoni-contatti
E vedrai che una soluzione la troviamo!