Come gli errori di un figlio diventano opportunità se aiutato nel modo giusto dal genitore

Un tema molto a cuore nelle mamme è l’errore o lo sbaglio. Un tema decisamente gettonato anche per le insegnanti.

La domanda classica è :
lo cancello? lo correggo? di che colore? a penna? a matita?

La seconda questione è:
di chi è la colpa? sarà anche lui con un DSA (disturbo dell’apprendimento?) la maestra/prof ha insegnato male? a casa non lo seguono?

Spesso in consulenza, ai corsi, ripeto costantemente da anni

I tanti errori, gli sbagli e le flessioni non sono matematicamente l’anticamera di una patologia né di un’incompetenza di qualche figura.
Eventualmente stanno comunicandoci un pezzo del processo di apprendimento.

Ci sono errori ed errori nella storia di un bambino e di un ragazzo, tutti hanno un valore di crescita.

Ritornando ai tuoi figli, piccoli o grandi (in misure differenti) potrebbero compiere degli errori ripetuti in seguito ad alcuni fenomeni di disturbo, quali la fissità funzionale e le sue implicazioni*.

  • Trovandosi a risolvere un problema pratico tuo figlio continua a osservare e valutare la situazione SOLO nella sua funzione abituale. Esattamente come si osserva con alcuni bambini che faticano ad interiorizzare le formule inverse di matematica, rimanendo ancorati all’uso abituale della formula stessa che per loro (specialmente se alla primaria) non è vera se non letta in quel modo.
    Oppure nei piccoli cui basta a volte spostare o addensare gruppi di bottoni o tappi per far credere loro che abbiamo modificato la quantità. Un errore di assimilazione, transitorio.

Altri più frequenti sono gli errori di ragionamento:

  •  esiste un apparente filo logico ma non adeguato alla situazione (nei più piccoli)
  • si affida alla scaramanzia (tanti ragazzi dalla seconda media in su…)
  • che fatica a coordinare differenti rappresentazioni mentali (il fare pronostici spesso disattesi dell’adolescente)

Come potete comprendere alcuni errori e sbagli derivano dall’incapacità di padroneggiare tutte le variabili che lo circondano, fra le quali la capacità di leggere, organizzare ed interpretare la realtà (competenze -life skills- che si apprendono crescendo).

Altri possono nascere da un ambiente EDUCATIVO che anche involontariamente li può indurre (genitori e scuola).

Mi spiego.

Partendo dal presupposto che ciascuno, te genitore o insegnante, nella tua trasmissione di sapere parti dai tuoi saperi (dal tuo patrimonio complesso di conoscenze e di emozioni loro connesse).

Tuttavia nell’accoglierli osservo spesso che quello che si va a mettere in attivazione (sopratutto dalla primaria in su) è il cognitivo e non il sensoriale. Se vuoi che diventi efficace lo devi mescolare con esperienze concrete che vadano non solo a descrivere letteralmente i fenomeni (concetti), quindi devi pensare a come costruire un ORGANIZZATORE.

Sbagli tu e sbaglio io.

Certo è che se recuperi la dimensione dell’errore come un territorio di esplorazione e di comunicazione, si sbaglieranno nel tempo altre cose ma ogni volta differenti.

Come dicono le neuroscienze a supporto della pedagogia:

la mente non può non sbagliare**

Quindi invece che rimanere “incastrata” dagli innumerevoli errori di tuo figlio, prova a capire come aiutarlo a COMPENSARE.

Un ascensore sempre pronto a tua disposizione per IDEARE UN PERCORSO educativo:

  1. Primo piano (le fondamenta) ci sei tu che lo OSSERVI da quando è nato e che puoi fare una analisi dei suoi errori, cadute e ripetizioni
  2. Secondo piano: la scuola che lo OSSERVA e ti può fornire altre informazioni oltre mettere in campo degli aiuti, facilitazioni e potenziamenti
  3. Terzo piano: la neuropsichiatria infantile che ti indica se ci sono rispetto agli errori radici neurobiologiche o psicologiche
  4. Quarto piano: ci sono io (la pedagogista) e tutti gli altri specialisti che possono contribuire alla riuscita del progetto di compensazione.

E infine ricorda,
SE un bambino o un ragazzo TEME di sbagliare non solo continuerà a farlo, ma sentirà anche che quella situazione lo fa stare male. Questo è perché viene costantemente giudicato e non avverte che l’adulto significativo sappia come aiutarlo ad uscirne.

 

Adesso ti lascio un brano scritto da una delle ragazze che ho seguito e che ho aiutato a compensare affiancandola e essendo presente nel progettare strategie con i suoi genitori. Questa è una sua riflessione sulla sua idea di errore scritta per la scuola che ha voluto donarmi (prima superiore) e io la condivido con voi

L’errore di A.

Non sono adulta perché ho solo 14 anni ma nella mia “vita” ho già fatto alcuni errori.

L’errore più grande è stato quello di pensare prima agli altri che a me sin da piccola. Ho sempre pensato a quello che provavano i miei amici quando perdevano ad un gioco o quando venivano brontolati dalla maestra. Spesso mi mettevo nei loro panni e immaginavo il loro dispiacere e la loro delusione. Quando a perdere o ad essere brontolata ero io, non provavo lo stesso dispiacere.

Crescendo, si sono susseguiti altri errori durante il corso delle elementari e delle medie. Amicizie sbagliate, giornate perse a non far niente, brontolate gratuite da parte dei miei genitori. Tutti errori riconosciuti troppo tardi. Ma dagli errori dovremmo imparare…

Poi è arrivata la terza media ed insieme ad essa è arrivato il momento di scegliere le superiori.
E qui l’errore era facile commetterlo!

Ci è voluto un po’ per capire cosa avrei voluto fare da grande e quale scuola sarebbe stata adatta a me e, proprio per evitare sbagli, ci ho riflettuto a lungo. E così ho fatto la mia scelta. Ho scelto il liceo scientifico.

Ne ho parlato con i miei professori che si sono subito complimentati, dicendomi che sarebbe stata la scuola perfetta per me.

Tutte le belle parole ricevute ed il pensiero di aver fatto la più bella scelta della vita mi sono servite ad arrivare alla fine dell’anno con l’entusiasmo necessario per affrontare l’esame.

Oggi posso dire che l’anno della terza media è stato il più bello ed emozionante di quelli passati a scuola. Un’estate passata a pensare a come sarebbe stata la nuova scuola, i nuovi compagni ed i nuovi professori. Un’estate passata a pensare agli errori commessi nell’anno precedente che non avrei dovuto rifare.

Settembre è arrivato!

Il primo giorno di liceo non è facile a quattordici anni. Si rischia di fare un errore nell’abbigliamento, nel colore dello zaino o nell’atteggiamento durante la presentazione coi i nuovi compagni e professori.

Già dopo una settimana avevo capito che sarebbe stata “tosta” ma che con impegno e fatica ce l’avrei potuta fare. Ora, a quattro mesi dall’inizio di questa avventura, spesso penso di aver fatto un grandissimo errore.

La prima insufficienza che ho preso mi ha demoralizzata ed ho iniziato a pensare di essere sbagliata, di non essere all’altezza degli altri compagni. Tante persone hanno cercato di aiutarmi dicendomi che, con tanta determinazione e impegno, sarei stata anch’io all’altezza di questa scuola.

E così ci ho creduto e ho iniziato a studiare con meno superficialità ma purtroppo ad ogni compito che facevo ha corrisposto spesso un’altra insufficienza da aggiungere alla mia collezione. Ogni sera prima di annunciare ai miei genitori il voto, ripensavo all’errore che ho fatto scegliendo il liceo.

In fisica, quando si fa un esperimento, lo si ripete più volte perché potrebbe essere presente un errore casuale. Anche io ho pensato che la mia scelta fosse stata il mio “errore casuale”.

Ma è bastata la domanda di mia mamma “vuoi cambiare scuola?” per capire che l’unico errore che avevo fatto era stato il mio pensiero sbagliato.

La mia risposta “no, questa è la scuola che mi piace” mi ha fatto capire che non ho commesso errori nella mia scelta ma l’unico errore che ho fatto ad oggi è quello di non aver capito l’impegno necessario. Non ho deciso casualmente la scuola. Quindi non ho commesso l’errore.

E come Einstein insegna: non hai mai commesso un errore se non hai mai tentato qualcosa di nuovo.

….

Comprendi adesso come l’errore può divenire una opportunità di compiere altre esperienze ed esplorazioni?

Vania Rigoni

Se vuoi farmi domande CONTATTAMI QUI >> https://bit.ly/2WNwvqO
Analizzerò la tua situazione online per capire insieme a te se e come posso aiutarti.

*Il primo studioso fu Dunker (1935)

**Della Sala e Anderson, 2012- Neuroscienze in education

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