Ai tempi del Coronavirus la didattica per la disabilità diventa un territorio irto e spinoso, qualcosa di ancora più complesso degli altri tipi di didattica a distanza (anche della fascia 06 anni).
Disabilità significa, e probabilmente se mi stai ascoltando lo sai già, avere un figlio che rientra nella dicitura normativa coperta dalla Legge 104 del 1992.
Tuo figlio, nipote o alunno ha una sindrome o una disabilità intellettiva, cognitiva, motoria tale per cui necessita di un particolare tipo di aiuto ai fini del raggiungimento di obbiettivi scolastici significativi per il suo iter:
quegli studenti, quei bambini/ragazzi che fin da piccoli sono affiancati in un percorso di crescita, di sviluppo e di apprendimento, non solo dalle figure curricolari ma da figure complementari come l’insegnante di sostegno ed in alcuni casi, anche da una figura educativa scolastica senza contare che per molti di loro i progressi di sviluppo saranno anche da sollecitare attraverso figure specialistiche extra scolastiche.
La didattica a distanza crea inspiegabili (per un non addetto) e se vogliamo faticosi momenti di trasmissione e di attivazione di apprendimenti: le insegnanti di tuo figlio in qualche modo si trovano a perdere quel loro aiuto primario alla didattica che è la presenza.
La presenza data dai corpi, lo sguardo, il contatto non possono essere sostituiti da una didattica e-learning soprattutto quando si parla di disabilità di un certo tipo.
Qui non sto parlando quindi ai genitori e agli insegnanti dei ragazzi che hanno un disturbo dell’apprendimento, sto parlando a Famiglie dove all’interno c’è un membro con una sindrome di autismo, una disabilità cognitiva e intellettuale, un problema motorio, un ipovedente, un ipoacusico…tutta una serie situazioni fragili che non si possono nutrire con il solo invio di video-lezioni, schede a casa o preparando materiali.
Cosa può suggerire quindi una pedagogista?
Di utilizzare quello strumento che sono anni vi racconto essere fondamentale:
la costruzione di una rete, di un ponte fra la scuola e la famiglia.
La scuola in questo momento se vuol continuare a alimentare didatticamente i propri ragazzi, i propri allievi con disabilità deve assolutamente fare uno sforzo ulteriore di comunicazione, di integrazione, di inclusione delle famiglie all’interno della progettazione e delle proposte che i singoli insegnanti poi manderanno a casa.
Come si fa tutto questo? Perché è facile a dirsi…
SCUOLA: Si fa avendo ben presente cosa si è fatto del programma fino al momento della sospensione,
poi si riflette attentamente su quanto di quel programma si può tradurre in esperienza nelle mura di casa,
successivamente ci si confronta con la famiglia e si cerca di comprendere quali risorse, quali possibilità ci sono all’interno di quella famiglia
….e lì si traduce il nostro progetto, il tuo progetto di insegnante, in qualcosa di fattibile.
GENITORI: Dall’altra parte, il genitore deve comprendere, avere la consapevolezza che non gli si sta chiedendo di diventare l’insegnante di suo figlio ma di diventare strumento operativo affinché le proposte al figlio possano arrivare ed essere fruite in un modo adeguato.
Questo secondo me è un po’ l’unico passaggio che può essere fatto anche perché in tempi di isolamento, di difficoltà, dove il corpo è molto importante per tutti noi, specialmente quando la comunicazione non ci regge, quando facciamo fatica a leggere l’espressione dell’altro (come alcuni dei bambini dei quali stiamo parlando), allora lì c’è veramente bisogno di sentirsi avvolti in una rete che sostiene che è fatta dagli insegnanti, dagli specialisti extra scuola e dai genitori stessi.
Si potrebbe approfondire ancora di più entrando nelle singole fasce di età, nelle singole peculiarità legate alle disabilità però quello che mi preme arrivi subito come primo impatto e vi resti forte è:
nella didattica a distanza per la disabilità è necessario costruire una relazione significativa con le famiglie, non avere paura di abbattere le barriere.
E alle FAMIGLIE chiedo di andare a cercare con cocciutaggine, sorriso e partecipazione gli insegnanti perché soltanto se lavorate insieme per mano potete far sì che questo momento non sia un tempo perso o di regressioni ma sia un tempo di consolidamento, è questo quello che è importante portare avanti in un momento così speciale.
Non c’è fretta di andare avanti, è importante invece approfittarne e andare a mantenere i propri figli, gli studenti, ancorati a quello che era per loro stato un successo e lo sarà anche domani.
Questo non è un momento infinito, anche se sembra …è un momento ricco di opportunità: là dove non sei riuscito babbo o mamma a costruire comunicazione con la scuola adesso DEVI esigerla, anche attraverso professionisti come me. Viceversa se sei un docente puoi cercare in colleghi più esperti o in figure come la mia un aiuto strategico.
Un caro saluto
Vania Rigoni