Mappe, schemi e riassunti sono 3 strumenti essenziali nella vita di qualsiasi studente a partire dalla quinta primaria.
Sono 3 strumenti che non si possono però sottovalutare, per questo è importante che i bambini imparino fin da piccoli a come essi si posso interconnettere e strutturare in modo che quando arriveranno alla scuola media e in particolare alla scuola superiore, vivano l’utilizzo di queste 3 tecniche come qualcosa di veramente ricco per loro e non come una fatica in più.
Normalmente mi capita di ascoltare in studio dai partecipanti, quindi bambini e ragazzi, frasi del tipo “che palle, mi tocca fare lo schema!”, “che noia, il riassunto mi porta via un sacco di tempo!”, oppure “il riassunto non lo so proprio fare!”, “lo schema mi annoia!”, “quando ho fatto lo schema poi non lo ristudio perché ho fatto tanta fatica per farlo!”.
Le mappe si crede siano una specie di schema un po’ più colorato.
C’è molta confusione.
Qualche genitore giustamente mi pone la critica dicendo: “Vania, perché ci dobbiamo occupare noi di farti fare a te un corso ai nostri figli quando c’è la scuola che si dovrebbe occupare di formarli da questo punto di vista?”.
In realtà potrei essere anche d’accordo con quel genitore ma voglio guardarla da un altro punto di osservazione: la scuola ha un mandato educativo-didattico che comprende insegnare ai bambini/ ragazzi la tecnica, quella più pura, quindi molti insegnanti spendono molto del loro tempo in aula a far esercitare i bambini della quarta e quinta primaria e anche i loro alunni delle medie inferiori sulla costruzione degli schemi. Si è un po’ perso il senso del riassunto devo dire, cosa che a livello didattico era e resta fondamentale nel poter pensare di ri-raccontare, ri-narrare un argomento. Se io non sono in grado di costruire un riassunto, quindi un elaborato mentale sintetico utilizzando metafore, sinonimi, contrari e parole che vanno a sostituire quelle originarie per restituire lo stesso senso, come posso poi pensare di ri-raccontare in forma orale un testo che ho scritto o studiato?
Questo è un primo grande snodo, il secondo è: come posso, se non sono in grado di fare questo, elaborare uno schema o una mappa?
Per lo schema se vogliamo è un po’ più semplice, io lo dico sempre, a volte basta seguire la griglia capitoli, capitoletti e paragrafi che danno i libri, poi bisogna però avere la bravura della sintesi e del saper costruire una discesa di contenuti che filino e che soprattutto mi tornino quando li vado a memorizzare. Molte volte in questo passaggio noto che sono dei mini-riassunti: il riassunto è troppo corto, lo schema è troppo lungo, quindi si arriva alla mappa che è semplicemente una elaborazione grafica dello schema precedente.
In tutto questo comprendete che al momento che viene portato al docente, non tanto della scuola primaria quanto delle scuole medie o superiori, molte volte viene cassato, o meglio, se la Legge da una parte tutela e ha quindi normato i ragazzi con comprovato Disturbo dell’apprendimento (DSA), quindi con una diagnosi accreditata, dall’altra però li mette in condizione di auto-riflettere e di essere consapevoli di quello che stanno facendo.
Diciamolo!
Non si può fare la mega studiata il giorno prima o 2 giorni prima e portare la mappa la mattina stessa dell’interrogazione o della verifica.
Questo perché?
Perché non è apprendimento, è un immagazzinamento mostruoso e forzoso di dati che non porta alla qualità.
Mentre, se vogliamo essere onesti, quello che porta alla qualità è un lavoro continuativo, costante, a pillole fatte giorno dopo giorno, nelle settimane precedenti che portano quindi ad una mappa pronta almeno 3-4 giorni prima. Questo permette che quella mappa venga data per tempo ai docenti i quali potranno controllarla e valutare di conseguenza se dovesse essere corretta in alcune sue parti. Tutto questo è una preparazione a quelle che saranno poi le prove ufficiali e formali: l’esame di terza media e di maturità per i più grandi.
Cos’è che trametto quando faccio la formazione ai ragazzi nei Corsi sul metodo di studio, quando lavoro nei Percorsi individuali o negli Spazi Compiti Educativi?
Mi occupo non soltanto di offrire la tecnée che molti insegnanti danno (in quei casi vado soltanto a rispolverarla e tirarla fuori dai cassetti più nascosti della memoria dei vostri figli), quanto lavorare sul perché e sul come posso organizzarmi pur sapendo la tecnica quando “non lo so fare”.
Questo è importante e non lo può fare un genitore perché, come dico spesso nel blog o nella pagina Facebook, il genitore quando indossa i panni del vice insegnante o del vice prof., da un lato risulta antipatico, dall’altro va a svalutare completamente il lavoro della scuola e in questo svalutare i ragazzi perdono motivazione, i ragazzi un po’ più propensi ad essere irrequieti e irritabili vanno a svalutare l’autorevolezza del docente e quindi si creano dei conflitti nella cornice, nello sfondo integratore della vita dei figli, degli studenti che inevitabilmente porterà poi fatiche, non parlo di insuccessi scolastici ma di fatiche.
Quindi, come penso tu abbia compreso, lavorare sulle mappe e sugli schemi è qualcosa che va lasciato agli esperti come me.
Vania Rigoni
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