“Non riesco ad andare d’accordo col mio bambino. Dottoressa, ci può dire come fare?”.
Questa è stata la domanda iniziale. Questa famiglia ha una storia molto particolare (che si può ritrovare in tante altre famiglie per altro): per motivi di lavoro c’è stata una lunga separazione nella coppia genitoriale che ha dovuto scegliere chi avrebbe seguito il primo figlio che era molto piccolo e non poteva essere spostato come un pacco postale mentre loro non potevano, anche per il momento storico in cui ci troviamo, dire di no ad una proposta di lavoro.
Poi è arrivato anche il fratellino.
Ad un certo punto il loro primo bimbo è andato in tilt: da essere figlio unico con accesso esclusivo alla madre h24 si è ritrovato ad essere figlio maggiore, con accesso limitato, differente e anche con un papà presente che non sentiva più solo al telefono o in videochiamata, e questa presenza è entrata forte nella sua storia.
E’ andato in tilt ma non è problematico, è un bambino che deve riassettare il piano emotivo e riorganizzarsi, ridistribuire la sua attenzione emotiva su due assi anziché uno.
Quindi quando i genitori mi hanno chiesto aiuto è stato inevitabile per me dare ascolto a come stavano conducendo la dinamica relazione in casa. E poi anche incontrare il bimbo qualche volta giusto per farmi un’idea. Anche perché come specialista dell’educazione non ho una ricetta che posso dare, posso dare delle linee guida, quelle che poi ho dato alla fine del primo incontro di consulenza, delle indicazioni di massima che appartengono ovviamente alla bibliografia scientifica che poi vanno calate nel personale, per cui senza conoscere tutti i componenti mi sarebbe risultato complicato dare dei suggerimenti.
E i suggerimenti quali sono stati?
Lavorare sull’ALLEANZA GENITORIALE.
Soltanto???? ……e ti sembra poco?dico io.
Questo è un piano strategico molto importante che spesso vedo banalizzato anche da messaggi social di bassa lega e da nuove professioni nascenti che non si sa bene da dove vengano fuori.
Costruire una strategia di alleanza genitoriale è qualcosa di molto serio che non necessariamente deve passare fra le mani di un terapeuta familiare perché non necessariamente c’è una mancanza di alleanza perché c’è qualcosa da curare nella coppia ma è qualcosa che deve nascere ad ogni costo. Sia che vostro figlio o uno dei vostri figli abbia delle difficoltà come in questa storia, sia che non le abbia.
Perché vostro figlio sicuramente passerà dalla fase dell’adolescenza e in quella fase vi assicuro, è scientificamente provato, tirerà fuori tutte le magagne date da delle piccole discrepanze nell’alleanza genitoriale. Quindi iniziate a lavorarci subito.
Cosa significa ALLEANZA GENITORIALE?
- Concordare poche regole ma buone
- Regole che devono essere valide per TUTTI i componenti
- Rispettare le differenze: non per forza dobbiamo pensarla nello stesso modo ma, conoscendo l’uno le inclinazioni dell’altro, rispettarle nel momento in cui agisce con la funzione genitoriale
- Quando vostro figlio (e lì sarà bravissimo!) vi prenderà alla sprovvista con una qualsiasi domanda, anche per sperimentare se e quanto riesce a minare questa alleanza, voi dovrete assolutamente usare la formula magica: “Mi devo consultare con mamma/papà, perché io ce l’ho un’idea ma trovo indispensabile prima confrontarmi con lui/lei affinché la MIA idea sia la NOSTRA idea”. E questo deve essere detto col sorriso, con calma, con molta serenità perché tuo figlio da questa risposta imparerà che voi siete SOLIDI, siete due colonne solide, differenti, magari una Dorica e una Corinzia, ma assolutamente indistruttibili.
Capirà che non c’è un capo, perché una volta lo farai tu e un’altra il tuo partner, non c’è un capo in casa ma un lavoro di equipe.
Capirà che voi non vi fate prendere dal panico e alla sprovvista, gli insegnerete la regolazione emotiva (a non farsi prendere dall’impulsività).
Gli insegnerai col tuo compagno che per ogni decisione ci vuole un tempo, bisogna ponderarla, gli insegnerete che non è finta, non è solo sulla carta, non sono parole vuote quando parlate di alleanza, ma sono parole che hanno un contenuto.
Non è facile.
Ci sono coppie che nello scoprire questa forte differenza hanno bisogno di fare un lavoro profondo anche per ri-allinearsi come coppia e allora, come dico sempre, ci sono i miei bravissimi colleghi della terapia familiare.
Ci sono delle situazioni dove una consulenza educativa strategica può essere adeguata.
Anzi diventa un “salvagente” per il FUTURO.
Il metodo che io utilizzo nel lavoro con le coppie di genitori è il metodo Reflecting** che è un metodo di ascolto e di dialogo, un approccio pedagogico al problema di matrice socratica. Molto pratico.
Non è una terapia famigliare.
A presto
Vania Rigoni
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Analizzerò la tua situazione online per capire insieme a te se e come posso aiutarti.
** – un metodo che aiuta le persone a ri-ascoltarsi a riflettere su quello che hanno detto, sentito e comunicato l’un l’altro (e allo specialista) e, utilizzando anche il metodo del negoziato di merito appreso nei percorsi di Mediazione Familiare, li conduco a trovare degli accordi resistenti, esclusivi, non guidati dalla mia direttiva.