Riapre la scuola, collabora al PDP di tuo figlio

Fra qualche settimana riapre la scuola e insieme alla scuola riaprono le “burocrazie” fra le quali UNA: la presentazione del PDP, Piano Didattico Personalizzato, alla famiglia e allo studente.

Il concetto normato di PDP nasce con la Legge 170 del 2010, un’azione legislativa che vuole regolare e quindi aiutare famiglie, studenti e insegnanti per tutto quello che riguarda i Disturbi degli apprendimenti.

Prima di essa -te lo dico da anziana del settore- c’era un panorama con un bivio a due strade:
A) sei un somaro, svogliato, cretino
B) tutti i bambini sono speciali a modo loro.

Cosa significava? In base alla qualità di aggiornamento delle insegnanti e professoresse, in base alla qualità di relazione fra genitori e scuola lo studente poteva ricevere una educazione e didattica A oppure B.

Gli A erano destinati alla dispersione scolastica (i dati cantano).

Così per ovviare al tutto, in Italia piace normare invece che far studiare la gente, sono state create delle Leggi apposite fra cui la 170 del 2010.

Secondo me dovremmo investire in corsi di aggiornamento e di supervisione pedagogica ai docenti di tutti gli ordini piuttosto che rimbombarli di corsi/percorsi di neuropsicologia, perchè io in 20 e più anni non ho mai pensato (e lavorato) che un ragazzo o bambino fosse somaro…o cretino…

Detto ciò, lo stato si è sentito di dover tutelare le famiglie e i bambini….e la scuola (visti gli innumerevoli ricorsi) e ha fatto una legge dove TUTTI gli studenti con una diagnosi di DSA (disturbo dell’apprendimento), diagnosi di DDAI (deficit di attenzione e iperattività), diagnosi di Disprassia, adottati , di altra lingua arrivati da poco dovevano ricevere un Piano di lavoro scritto dai loro insegnanti esclusivo per loro e consegnato alla famiglia perchè ci fosse collaborazione.

Riassumendo: Il PDP si fa per 3 situazioni ben precise

  1. Un disturbo  diagnosticato da una equipe composta da Neuropsichiatra, Psicologo e Logopedista dove viene misurato quanto questo disturbo incide o inciderà nelle abilità di apprendimento di un bambino e di un ragazzo;
  2. Quando il bambino può avere un disturbo di apprendimento di tipo secondario, per esempio un bambino che è stato adottato, che arriva in Italia verso i 4/5 anni se non di più, vuoi che non abbia un disturbo dell’apprendimento…deve cambiare lingua, suoni, rumori, famiglia, setting… il piano emotivo salta… disturbo dell’apprendimento secondario e si fa un PDP anche qua, PER FORZA, non per simpatia, ce lo dicono le linee guida dell’adozione volute dalle associazioni per le famiglie adottive;
  3. Quando c’è un bisogno educativo speciale dato da altre motivazioni: una separazione, un trasloco “irruento”, un periodo di ospedalizzazione, un trauma improvviso… tutte quelle situazioni che ci dicono che quel bambino (o ragazzo, non ce lo dimentichiamo!) in quel periodo può aver subito una difficoltà.

Quindi si va a costruire un PDP.

Ma un PDP che roba è in pratica?

Un modulo complesso che funziona da mappa per costruire un progetto di lavoro “cucito addosso a tuo figlio”.

Il PDP è composto da:

  • i dati di tuo figlio
  • Il profilo diagnostico (se c’è) o il profilo evidenziato dal pedagogista, dallo psicologo o dalle sue insegnanti (non dimenticartelo, loro sono professioniste!)
  • Poi c’è una sezione, a seconda se scuola primaria, media o superiore, dedicata alle singole aree di apprendimento. [Io odio quelli fatti a crocette, noi non siamo fatti a crocette, siamo delle persone… e i nostri figli pure……]

Bisogna specificare bene per ogni area che cosa ci aspettiamo che lui raggiunga, come e con quali strumenti (compensativi e dispensativi).

Il PDP però stai attenta a non farlo diventare uno strumento “manipolatorio” per cui tutto si giustifica con una diagnosi.
Ho osservato e lavorato con famiglie che delegavano al PDP ogni responsabilità, e così anche il figlio che aveva assorbito il concetto errato “ho un DSA per cui passerò”.

Sapere di avere degli insegnanti che si fanno carico delle difficoltà dei loro studenti NON vuol dire che tuo figlio non si debba responsabilizzare per quanto riguarda i suoi studi.

Su questo io lavoro come pedagogista, quindi se cuoi sono proprio in grado di aiutarti.

Ti metto il mini video che ho fatto su questo tema, così puoi ascoltarmi “dal vivo”.

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