Sono i lavoretti che vuoi ottenere da un anno di infanzia di tuo figlio? scegli bene la sua scuola o sarai complice delle sue fatiche

Sei sicuro che a fine anno tuo figlio abbia imparato qualcosa di utile solo perché  ti hanno detto che ha prodotto lavoretti e manufatti regolarmente? (che molto probabilmente hanno invece realizzato le sue tate del nido, infanzia, primaria…sopratutto se è lento o non proprio abilissimo)

Valuti la preparazione delle tue educatrici, quelle che hanno cura di tuo figlio, semplicemente valutando il numero dei prodotti, delle rappresentazioni/spettacoli che hanno fatto, oppure sei una persona che guarda a quante cose suo figlio ha realmente appreso lungo lo scorrere di quest’anno?

Perché è abbastanza assurdo che io continui a fare formazione alle educatrici, a puntare su alcuni principi pedagogici come l’ importante è mettere il bambino al centro, svilupparlo, farlo accrescere, aiutarlo a mettere a frutto quelle che sono le sue risorse, le sue potenzialità nel rispetto dei suoi tempi, quando poi invece le partecipanti ai corsi mi rispondono:

«Dottoressa, lei ha perfettamente ragione ma poi il genitore ci chiede: ma per la festa del papà cosa fate e per la festa della mamma?».

Allora capite bene che se voi, mamme e babbi, gli fate queste richieste ci saranno quelle educatrici rompiscatole come me, teste dure, che perseguono i loro ideali pedagogici e ci saranno quelle educatrici che dopo tanti anni, e dopo tanti no e tante osservazioni, che comunque hanno anche bisogno di sentirsi gratificate dal feedback del genitore,

non abbiamo tutte lo stesso carattere [poi ci sarebbe da approfondire, ma non è l’articolo giusto]

Te ne. rendi conto o no che loro se si impegneranno a progettare e realizzare lavoretti, ma non li stanno facendo perché sono felici di farlo professionalmente, è solo un modo per uscire dal meccanismo del “paragone” del loro operato con le strutture concorrenti sulla base di quello che hanno prodotto invece che sulla qualità del loro lavoro?

Ma ti sembra normale una cosa del genere?

Non stiamo paragonando borse, scarpe, telefonini.

Stiamo paragonando personale formato, laureato, in molti casi che ha un’esperienza ultradecennale di sviluppo dei bambini, alla bravura artistica di alcune di loro.

Allora se l’interesse è che suo figlio/a impari a fare delle opere artistiche, che mi pare anche una grande cosa visto che sono una persona molto attenta alle opere d’arte, alle arti pittoriche e rappresentative, alla bellezza in generale rivolgiti a dei laboratori artistici.

Ci vogliono gli esperti!

Quello che non si è capito nel mondo dell’istruzione e nell’ istituzione scolastica è che anche l’educatore, anche il pedagogista, anche l’insegnante è un esperto.

Un esperto di che cosa?

Di sviluppo umano, di relazioni, di comunicazioni che favoriscono azioni, azioni e nascita di trasmissione di saperi, di apprendimenti. Una pedagogista.

Per avere questo devi avere uno che ha studiato e che veda il suo lavoro come il lavoro centrale per lo sviluppo della società [ora non apriamo la parentesi del costo, degli stipendi, che è sicuramente penosa].

Tuttavia tu capisci bene che specialmente le educatrici del nido sono il primo approdo comunitario, sociale, istituzionale che una famiglia vive dopo la nascita di un figlio.

Si esce dall’ospedale, che è il primo ambiente istituzionale, per poi arrivare al nido.

Ora rifletti: quella famiglia che approda a un nido, inesperta, molto probabilmente documentandosi sui social o sul web in generale oppure dalla parrucchiera piuttosto che nel luogo di lavoro, va educata affinché capisca che cosa è meglio per il proprio figlio.

Come si educa secondo voi? Rispondendo ad un bisogno superficiale, commerciale che si chiama ansia?

Cioè il genitore ansioso che vuol vedere il proprio figlio che impara a dipingere, che impara a scrivere? e allora cavalchiamo quest’ansia e poi ovviamente la diluiamo al bambino al quale a sua volta prenderà delle dinamiche di ansia, di ribellione, perché gli stiamo facendo delle richieste troppo elevate,

Oppure ci prendiamo in carico quella famiglia sul serio?

Come accade nel mio studio, in La bottega della pedagogista®, creando una rete che sostiene per cui quel soggetto non è più un individuo, una monade, ma un pezzo di un puzzle e la sua famiglia è un pezzo di un puzzle che è la micro-società con le altre famiglie del nido per poi stare ad un sistema.

Ecco il progetto che ho in mente io, della rete che sostiene, che poi porterò al convegno di Milano di Percorsi Formativi 06, è un progetto sviluppato nei miei venti anni di professione fra educativa domiciliare, scolastica, residenziale e libera professione dove i soggetti, a partire dal bambino, ma in particolare i suoi genitori vanno affiancati, sostenuti, accolti, necessitano di persone esperte a offrire loro spunti di riflessione affinché loro possano affinare la modalità osservativa, promuovere nuove costruzioni di sapere, imparare a farsi domande, imparare a cercare le risposte diventando loro stessi dei grandi educatori per i propri figli.

Il lavoro di  un educatore, di un pedagogista, di un insegnante è un lavoro di attivatore.

Negli anni se avrà operato bene, di lei ci si dovrebbe ricordare semplicemente come una persona che in qualche modo ha creato una spinta in avanti, un voler fare, un voler costruire, ci ha messo in condizione di  fare un salto nel futuro a volte arrabbiati, a volte incazzati, a volte “imbufaliti” come dico io, ma è quella persona che nella vita ci spinge a fare qualcosa.

Il genitore, oggi, deve recuperare questa sua funzione quindi non è tanto sviluppare un ruolo, quanto una funzione che ciascuno di noi può portare nella società e che può promuovere.

Comprendi? Parlo a te genitore: un esperto che ha studiato, che si è messo sul campo, che ogni giorno gestisce la sua personale emozione rispetto a quello che vive, le sollecitazioni che arrivano da parte delle istituzioni e quelle più dolorose di alcune situazioni critiche come le comunità per minori e la psichiatria…

Ecco quella persona con tanto di investimento, formazione e aggiornamento si ritrova poi a fine mese una busta paga più bassa di una segretaria.

Non è che vada molto meglio a noi liberi professionisti perché pensando che un intervento pedagogico oggi lo Stato non permetta alle famiglie di scaricarlo all’interno delle spese del proprio figlio neanche se esso ne ha bisogno da valutazione diagnostica, beh capite bene che la nostra Italia è sicuramente un paese che non è a favore della cultura dell’educazione!

Ma questo non deve impedirti, genitore, di guardare avanti al FUTURO di tuo figlio.

Detto ciò, ritornando alla domanda iniziale:
perché mai vuoi che i tuoi bambini ti facciano il lavoretto, specialmente se sono della fascia del nido?

Non sarà mille volte più bello che tu invece scopra come loro hanno imparato, provato, fatto delle esplorazioni, come si sono alzati in piedi e poi magicamente hanno scoperto che potevano anche saltare, oppure della prima volta che hanno tenuto in mano la forchetta?

Solo le persone qualificate che ti hanno aiutato a levare il ciuccio, il pannolino con dei semplici sorrisi e consigli..oppure ti hanno suggerito una parola con me, perché volevano essere ancora più efficaci..

Prova a cambiare le domande e le richieste che fai alle strutture dell’infanzia…

…  poi se hai delle difficoltà, se vedi che comunque tuo figlio all’interno di questi progetti, di questo percorso che gli viene proposto ha delle difficoltà rivolgiti tranquillamente a me, ne parliamo, ci riflettiamo e vediamo che strategie e risorse mettere in campo.

Questo è il lavoro delle consulenze pedagogiche,  ascoltarti, mamma e babbo, capire cosa accade e individuare insieme come possono fare per accompagnare al loro meglio i figli nello sviluppo e nella crescita.

 

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