Questo è il primo di una serie di post dedicati a specifiche aree difficoltose.
Non voglio scrivere di disturbi dell’apprendimento come se fossi una psicodiagnostica, perché non lo sono. Non parlerò di compromissioni e di quozienti intellettivi, lo lascio fare a chi ha studiato per farlo eccellentemente.
In questi articoli voglio trattare le fatiche delle aree di apprendimento dal punto di vista pedagogico/didattico.
Il primo tema che voglio riflettere con te è quello legato al calcolo e alla logico matematica, mossa dalle “inbufaliture” di un anno scolastico che mi ha vista mediare e coordinare più di una famiglia alle prese con questa area compromessa.
Prima primaria, dolcissima Giada che con il pensiero astratto dei numeri fatica non poco.
Prima media, creativo Neri che non decodifica i testi matematici, neanche legge la simbologia.
Prima superiore, silenziosa Sara e Giorgio che vedono l’aritmetica come un mondo parallelo…
solo per citare qualcuno.
In seguito a valutazione accurate eseguite presso i centri USL di riferimento, le famiglie possono sapere se loro figlio ha un disturbo del calcolo oppure una difficoltà legata a qualche funzione logica che impedisce il corretto apprendimento.
Con queste valutazioni possono essere pensati vari approcci didattici ed educativi.
La discalculia è un disturbo specifico nel processo di apprendimento in cui il bambino presenta delle difficoltà nelle attività logico-matematiche. Non si limita soltanto all’esecuzione dei calcoli (dove è più corretto parlare di difficoltà transitorie) quanto alla comprensione del testo matematico, la scelta delle logiche da applicare e la loro rappresentazione in forma numerica.
Spesso viene scambiato con delle difficoltà di calcolo.
E viene ripetuto erroneamente: che usi la calcolatrice e i formulari!!
🙄
Questi studenti, sopratutto se alla primaria, vanno aiutati con ben altri approcci, il loro problema NON è fare 4+5 bensì capire che in un testo dove ho quattro pere e cinque banane e devo scoprire quante ne ho in tutto, devo tradurre in formula matematica che significa appunto 4+5=9.
Credi sia facile decodificare un testo così per un bambino che non ha il concetto astratto del numero?
Sono quei bambini che fanno 2+4=6 e poi gli chiedi : quanto fa 4+2? e loro ricontano da capo…
Se poi la loro forma di disturbo è stata scambiata per tutta la primaria come una forma di rifiuto alla matematica e soltanto alle medie presa in carico con relativa valutazione…capisci mamma che bisogna rimboccarsi le maniche, come abbiamo fatto Neri, io e la sua famiglia. Un anno pedagogico a “recuperare” la stima nel ragazzo che non era refrattario ma solo con una discalculia importante, trascurata per 5 anni e che oggi produce “effetti disastrosi” nelle verifiche scritte.
Ovvio. Un anno trascorso a spiegare alla prof che doveva scrivere testi grandi, con pochi giri di parole, possibilmente analoghi a quelli che aveva dato da fare a casa… Un anno dove la risposta era spesso: può usare la calcolatrice!
Grrr! 😒E io che spiegavo che la può usare ma se non sa che operazione deve fare… fatica!
Quindi se osservi tuo figlio con tali fatiche, vai subito a metterti in coda per una valutazione degli apprendimenti, la discalculia è faticosa per un bambino, perchè la matematica non è un opinione e non valgono le mappe come invece in altre materie. Inoltre spesso è associata a una difficoltà di comprensione del testo e a difficoltà visus-spaziali che ricadono sia nella lettura dei problemi che nella geometria.
Le difficoltà di calcolo: il bambino affronta delle difficoltà transitorie, come ritardi nelle acquisizioni delle competenze, che possono derivare da particolari momenti di agitazione che portano a perdere l’attenzione, immaturità di apprendimento o un metodo non efficace per quel soggetto (che l’insegnante provvederà a ri-orientare).
In conclusione, le difficoltà di calcolo sono transitorie e possono essere azzerate mentre il disturbo della discalculia è un modo di vivere la parte numerica e logica della vita (scolastica e non) cui il soggetto si deve abituare e deve ideare delle strategie adeguate a procedere (negli studi).
Non c’è da strapparsi i capelli, c’è da comprendere bene questi 6 punti:
- se c’è il disturbo smettila di fare richieste impossibili per lui
- impossibili non significa che gli devi decodificare tutto, bensì aiutarlo a identificare dei processi che possa applicare
- fin dalla primaria crea formulari, anche fotocopiando e facendogli colorare le pagine, e tabelle di conversioni, equivalenze e plastificale
- parla chiaro con lui e con la scuola, non è “scemo” è solo che lui i numeri non li può capire, come allo studente con dislessia non si chiede di leggere ad alta voce e ripetere così a lui non si chiede di leggere un problema di geometria e spiegarlo alla lavagna
- non gli fare i compiti, mai. Accordati nel PDP che faccia sempre UNO per tipo e da solo, finché non cresce e apprende i trucchi per copiare
- fregatene se a matematica avrà un 5/6 fisso
La matematica è importante ma tuo figlio
e la sua autostima lo sono di più.
La pedagogista cosa può fare per te?
- Seguirti nella costruzione di un piano didattico personalizzato PDP che non sia copia e incolla (anche se talvolta come questo anno ho trovato insegnanti troppo inesperti che non sapevano come applicarlo).
- Affiancarlo nel recuperare le lacune, attraverso trucchi e strategie che fanno parte di un percorso personale sia pedagogico clinico® volto a recuperare le consapevolezze e le disponibilità ad apprendere e un percorso pedagogico dedicato alla didattica e al metodo.
- Promuovere la costruzione di processi di apprendimento funzionali con lui, suggerimenti per te, motivarlo e tranquillizzarlo.
Giada, Neri, Sara e Giorgio ce l’hanno fatta a finire l’anno anche con qualche soddisfazione, di sicuro di più in altre materie. Di loro ho apprezzato la tenacia di seguirmi fino in fondo, di sapere che sarebbero rimasti sconfitti dalla prova scritta ma non da quella orale.
La prossima volta parlerò di disturbo della lettura e poi via via degli altri. Se hai domande specifiche o hai bisogno chiamami senza problema.
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