Avvicinandosi la fine della scuola siamo a dei picchi di stanchezza, di stress accumulati di dimensione gigante. Se penso che si parla di bambini e ragazzi alle prese con una cosa così normale come è l’istituzione scolastica mi chiedo: cosa sta accadendo?
Come è possibile che sia vissuta in un modo così stressante da molti degli studenti la scuola? E di qualsiasi ordine…
Tuo figlio non deve necessariamente passare le tue fatiche, credimi, il fatto che ti assomiglia non vuol dire che è te.
Mi interrogo spesso, da pedagogista e da mediatrice, sulle storie che ascolto in studio, e anche sui commenti che leggo sui social:
-mio figlio per colpa della scuola, delle continue richieste, non la ama più
-mio figlio per colpa della diagnosi e delle sue difficoltà si sente scemo
-a mio figlio non ho detto che ha una diagnosi, oppure non sono stata troppo a spiegargliela sennò si potrebbe sentire differente
-mio figlio si sente emarginato, isolato e risponde male a tutti
Certo che ti capisco. Non è facile accettare che tuo figlio, che hai cullato e che hai visto piano piano imparare a camminare, parlare, rendersi piano piano autonomo arrivi a un momento in cui è in difficoltà.
Non è facile vedere la sua sofferenza, la sua frustrazione e sentirsi a volte inutili.
In quei momenti ti viene di fare di tutto, aiutarlo in molti modi che corrispondo al tuo personale temperamento:
spronarlo h24 perché non molli,
parlare continuamente con la scuola,
portarlo a fare diagnosi e contro diagnosi,
partecipare a gruppi e associazioni specifiche,
parlare delle sue difficoltà con tutti e sopratutto centrare ogni conversazione sulla scuola.
Finché spesso mi dici: non vorrei mai che a lui capitasse quello che è accaduto a me. Per questo sono così agguerrita.
Oggettivamente, lui non è te.
Ma tu sei il suo genitore, la sua fonte di vita e di nutrimento (emotivo, relazionale, cognitivo). A te lui si ispira e sulle tue azioni (parole) si modella.
Hai una grande responsabilità
E se pensi nel profondo che lui potrebbe vivere la tua storia, che tutto quello che lo circonda lo rimanda a percorsi che tu hai già vissuto e sofferto cosa credi di fare?
Una profezia che si auto avvera. Non lo aiuti.
Invece tuo figlio deve sentirsi libero. Anche di faticare.
Capirlo significa accettarlo senza giudizi, senza paure, senza farsi film.
Significa che tu hai il compito di sostenerlo, aiutandolo a capire fragilità e potenzialità, scoprire nuove strategie ma non hai il compito di metterlo in guardia da una scuola ostile solo per dei ricordi tuoi (o dei racconti da social), non devi affossare la sua autostima con ore e ore al suo fianco a fargli vedere come lui non è capace di fare da solo…
E poi ti chiedo a nome suo, non incastrarlo in missioni suicide di vendetta sulla scuola, dove ogni incontro diventa uno scontro fra titani.
Questo lo chiedo anche alle insegnanti: i colloqui devono essere momenti di crescita e di scambio per i bambini con le loro famiglie. Ascoltarsi reciprocamente sapendo che il focus è il benessere del bambino/ragazzo e non la performance dell’adulto.
Tuoi figlio lo vedo in studio che viene con un doppio zainetto, quello delle sue cose e quello delle tue, e per fortuna dopo pochi minuti quello delle tue ansie se lo scordano in sala d’aspetto.
Tuo figlio vuole andare avanti. Vuole essere lasciato in pace e aiutato a essere sereno.
Vuole imparare come fare a non sentire il peso della scuola.
Vuole che tutti smettano di guardarlo solo come “studente” con difficoltà (sopratutto non ne può più che tu, la sua mamma o il suo babbo, lo tratti dalla mattina alla sera come il soggetto che non studia, è faticone, si gingilla… e non ne può più di sentirti fare guerra alle insegnanti).
Lui a scuola ci sta bene. Spesso ci sta male perchè ti fa contento. Oppure perchè hai così inquinato il suo ambiente sicuro che non ne può più neanche lui.
Tuo figlio non è la scuola, non è i voti sul registro, né le verifiche di grammatica o matematica.
Tuo figlio non è te.
Tuo figlio è bello, ganzo, sensibile, ribelle, scontroso, buffone, mentiroso …
Tuo figlio vuol essere libero di essere.
Diventerò quello che vorrà solo se tu lo farai sentire sicuro, curato e ascoltato e questo senza iper eccedere nelle attenzioni.
Come puoi cambiare per evitare di vedere nei nostri figli i difetti che non sopportiamo di noi stessi?
Guardandoti dentro.
Spesso infatti ho consigliato ai genitori di rivolgersi al servizio psicologico per essere aiutati ad affiancare i figli mentre lavorano con me, altre volte sono state sufficienti delle sollecitazioni che ho proposto o delle riflessioni che sono nate nei colloqui mensili di raccordo.
Farsi domande è sempre una buona modalità per iniziare, poi occorre agire, accettare e ascoltare.
In parallelo affida tuo figlio a persone esperte, che sappiano come me aiutarlo senza mortificarlo pensando per lui spazi sicuri, educativi e personalizzati. Non cercare solo il risparmio, cerca la qualità.
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Se vuoi una mano per aiutare tuo figlio, chiamami
☎️ 055-472846 – 3332351003