Tanti erano gli errori di disattenzione di Fulvio, un quaderno scarabocchiato, spesso cancellato e talvolta anche strappato dall’energia con cui voleva togliere i segni sbagliati, perchè lo sai i bambini odiano fare errori.
I bambini odiano fare errori. Anche i grandi lo odiano.
Fulvio, la storia di cui ti parlo oggi, è di un bambino di 8 anni e mezzo che ha bisogno di sentirsi apprezzato e anche preso in considerazione per i suoi meriti. Anche se i suoi meriti non sembravano non apparire mai.
Nell’osservazione pedagogica iniziale emersero impacci nella presa della matita, un’ansia anticipatoria che gli faceva “toppare” tutte le prove ritmiche, sopratutto una complessità a mantenersi attento a due compiti insieme.
In più ascoltando le sue parole, capii che la scuola non era proprio il suo ambiente del cuore. Per qualche motivo Fulvio non era riuscito ad ambientarsi: le maestre hanno continuato a cambiare nei primi due anni con ritmi assurdi, un via vai di bambini con varie difficoltà seguiti da molte figure extra che sono presenti in classe per aiutarli.
Questo problema dell’istituzione scolastica che non riesce a dare continuità è conosciuto, dovrebbe anche essere debellato visto che l’educazione e la scuola sono le basi di una buona cittadinanza..
Fulvio insomma rischiava anche lui di finire nel vortice delle diagnosi fatte per “non osservazione” o per fretta di un sistema che si affida a screening troppo asettici per comprendere un bambino fino infondo. Sono certa che nei test di lettura e di scrittura Fulvio avrebbe fatto segnalare una deviazione, ma questo dato non è sufficiente a dichiarare “bandiera DSA”.
Il prof. Benso, esperto di attenzione, ci insegna che prima di definire un bambino con un test dobbiamo capire bene cosa e come lo vogliamo guardare, altrimenti un numero non ci dice nulla di più che quello che è accaduto in quel momento.
In Fulvio ho visto lo sguardo curioso, un topolino che non aveva capito quanto fosse astuto e così per paura del gatto (l’errore, il brutto voto) non provava neanche.
Paradossalmente ha fatto più errori nella copia di un brano, nell’autodettato che nel dettato: fiducia in se bassissima.
HO CONVOCATO I GENITORI per costruire un ACCORDO importante:
Facciamo squadra! Tutti e 4, nessuno escluso e poi anche la scuola!!!
E così è stato, abbiamo iniziato a settembre il vero impegno, in estate abbiamo fatto il piano di organizzazione, e adesso ci salutiamo.
Il percorso pedagogico ha avuto un inizio puramente Pedagogico Clinico® come in quasi tutti i miei interventi, ho mantenuto tutto l’ intervento su 3 aree: curiosità, attenzione e corpo. Quando Fulvio si è sentito sicuro di tornare nello spazio limitato di un foglio, ci siamo tornati con dei giochi di ortografia e di fonetica che attingono dal mio ampio bagaglio di esperienza nella scuola nei miei primi 10 anni di lavoro e di formazione universitaria e post.
Alcuni giochi che ho conservato nella sua cartellina.
Alla fine, solo alla fine, quando ero certa del suo successo l’ho fatto di nuovo scrivere e lui ha trovato un nuovo piacere accorgendosi di non fare più errori come un tempo.
La scuola
Parallelamente dalla scuola sono arrivati dei messaggi più che positivi:
-interviene in classe e con pertinenza,
-sempre attento e non più sulle nuvole,
-migliorato in tutte le materie.
e finalmente la riconosce come un luogo importante.
A casa
I compiti li esegue da solo, con ordine e cura, la grafia si è rimbelloccita e lui è orgoglioso dei suoi risultati.
La finale
Fulvio non è un bambino perfetto, è un bambino amato con cui ho lavorato bene, con continuità mantenendomi sempre connessa alla sua famiglia così da procedere tutti armonicamente.
Filastrocca del figlio perfetto
Scolpito, pensato come un angioletto
Tu lo volevi un po’ simile a te
e invece “sorpresa!” decide da sé.
[Enrica Tesio]
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