Timidezza e videogiochi, non sono un’accoppiata vincente, anzi possono diventare pericolosi per un bambino timido.
Sono 2 anni che non ci vediamo con i genitori di Arturo, adesso le paure che allora catalizzavano tutta l’attenzione sono sfumate come acquerelli…
Certe preoccupazioni, con il lavoro di consulenza pedagogica genitoriale e col percorso educativo per Arturo hanno lasciato il posto a “osservazioni operative” di mamma, di babbo e delle maestre.
⏮ REWIND – Come ho conosciuto Arturo e i suoi genitori
Arturo, gemello più piccolo viene la prima volta da me per una timidezza infinita, non provava neanche giocare per paura di sbagliare.
Parlava poco, impacci tanti, sicurezza e autostima bassissimi e un legame con i genitori un pizzico troppo serrato. Le prime volte voleva giocare con me e con la mamma. Classe prima primaria.
Per essere sicura che tutto fosse regolare nel suo sviluppo, lo invio a una valutazione Neuropsichiatrica che escludesse danni e/o disturbi. A risultato ottenuto inizio il mio lavoro con la famiglia di Arturo.
Il lavoro che faccio con tutta la famiglia si concentra sul rendere il figlio serenamente autonomo.
Dopo qualche mese di intenso lavoro pedagogico i primi risultati:
1)lo accompagno in un gruppo piccolo di psicomotricità, lui che non faceva nulla di “sociale”
2)parlo con le maestre e costruiamo un bel Piano Didattico Personalizzato (PDP) che tenesse conto della sua timidezza e della sua immaturità affettiva.
Dopo qualche mese ancora li lascio procedere da soli.
Oggi mi dicono che gli obbiettivi che ci eravamo dati sono stati raggiunti.
Sono tornati allo studio perché le maestre vorrebbero essere aiutate a fargli fare uno scatto ulteriore, l’esposizione orale è tanto confusa e loro non sono riuscite a “sbloccarla”.
Mentre li ascolto, mi viene un dubbio pedagogico, guardo il babbo e:
<quanto tempo passa al cellulare o ai videogiochi?>
Babbo sgrana gli occhi. Alza il sopracciglio…e …un pò… questo “pò” scopro essere:
- TANTO (si parla di ore),
- INADEGUATO (i giochi non sono per la sua età, ma superiore)
- MAL-USATO (li fa da solo senza interazione con nessuno che conosce o di casa).
Arturo, timido e insicuro, passa ore sui videogiochi per più grandi e da solo.
Mannaggina!!!
Un bambino come Arturo su cui il lavoro è sempre stato orientato nel farlo stare nel mondo, in socialità di parole e di corpi, per fargli vincere la timidezza e l’insicurezza che alla scuola dell’infanzia aveva risolto nel nascondersi dietro il gemello…
..NON SI PUO’ lasciare solo davanti a uno SCHERMO così…
E qui è partita la “formazione individuale” alla coppia sull’educazione al mondo digitale.
Mondo che sfrutto per la sua ampiezza di possibilità (sia didattiche che strategiche) in alcuni percorsi pedagogici MA che va saputo usare, abitare, e soprattutto spiegare ai bambini.
Lasciarlo solo davanti a uno schermo è come dargli contemporaneamente due consegne:
a) devi aprirti di più e puoi stare isolato,
b) non avere paura del rischio e stai nel gioco che tanto se sbagli nessuno ti vede.
Devi cambiare TOTALMENTE approccio. Puntare sulla RELAZIONE.
Su questo tema come sai sto facendo dei Corsi specifici per piccoli gruppi, ne parte uno ogni tanto, se ti iscrivi alla newsletter del blog riceverai l’invito.
Oppure se vuoi una consulenza personalizzata contattami!
Sono una piaga sociale, causa di moltissime disturbi e inettitudini sociali e scolastiche. In Francia sui giornali e in TV il dibattito è avanzato: il presidente dell’associazione neuropschiatri ha parlato di l’esposizione precoce e eccessiva agli schermi in tutte le sue forme (EPEE). In Italia si distingue tra dvd, tablet, interattivo e TV. La verità è che sotto i 12 anni bisogna fare un discorso medico sul tempo-schermo.
Sono almeno 4 o 5 anni che mi occupo di approfondire il tema dell’esposizione agli schermi (e non a tv o cellulare) e ne parlo con genitori e docenti. Quindi concordo con quanto scrivi.