Negli ultimi giorni, sia nelle aule delle formazioni che ho condotto che nelle strutture che ho visitato, aleggiava il fantasma della telecamera.
Educatrici e genitori contemporaneamente soddisfatti del decreto, come altri totalmente discordi.
Ho pensato che in un Blog come il mio, che da 10 anni fra pochi mesi, parla alle famiglie per diffondere la pratica di una buona pedagogia dovessi riflettere ad alta voce su questo fatto.
Antefatti.
Una scuola che da anni ripudia i metodi punitivi dei primi del ‘900 vede al suo interno crescere episodi di violenza, psicologica e fisica agita da personale sia docente che ausiliario.
La violenza è nemica dello sviluppo, della crescita e quindi non solo da deplorare ma da tenere forzatamente e perentoriamente lontana dai luoghi della fiducia, della relazione e dello sviluppo dei bambini.
Questo assunto provoca un bisogno immediato di azione, e la prima che viene in mente è l’occhio della telecamera. Uno sguardo, noi che siamo nella società dei reality, privato nella vita scolastica dei figli.
La proposta delle telecamere.
Se è vero che sembrerebbe immediato il poter scoprire cosa accade in classe, è da capire chi controlla e giudica e cosa: i gesti? le parole? i modi?
Le telecamere devono essere collegate con le forze dell’ordine per poter attuare un intervento tempestivo, ma non con i genitori. Non devono rischiare di diventare lo strumento ossessivo di genitori apprensivi e ansiosi, che rischierebbero di complicare in questo modo il naturale distacco e le conquiste di indipendenza e responsabilizzazione che i bambini affrontano nell’età scolare.
Inoltre i genitori non hanno in generale le competenze pedagogiche per valutare un intervento educativo di un professionista, anche invece in troppi si sentono di commentare l’operato e la sua intenzionalità. Per questo e per privacy lo streaming è stato bandito dalla proposta.
Dobbiamo invece chiederci: come si arriva a tanto?
Mettere le telecamere, di sicuro è più veloce e maggiormente economico della supervisione esterna al personale, pratica diffusa in tutte le professioni tranne che in quella educativa.
Se si è persa la Fiducia fra la scuola e la famiglia è lì che va investito, che ci si deve ri-organizzare e non investire di un ruolo pedagogico la telecamera.
Lo snodo per me e tanti altri colleghi è orientarsi nella direzione di un consulente pedagogico esterno, che lavorando con i gruppi di educatori sia in grado di prevenire fenomeni di inidoneità al lavoro, burn-out (che causano depressioni e irritabilità), alimentando la motivazione e proponendo riflessioni/aggiornamenti e formazioni continue.
Questo argomento è delicato, i bambini non sono biscotti che si vendono al market, ma sono Persone in crescita, sono il Futuro.
Una figura che non appartiene a quel servizio, ma che ha condiviso l’impianto progettuale e che interviene da esterno, per valutare la coerenza di quanto viene praticato in quel luogo dichiarato educativo, portando annotazioni e contributi da comparare con gli esiti dell’autovalutazione e che devono diventare materia di miglioramento, oltre che spunti per una più approfondita elaborazione coinvolgendo tutti i soggetti: dagli amministratori, ai dirigenti, al personale fino ai genitori che utilizzano il servizio (cit. Sandra Benedetti)
Dobbiamo quindi investire economicamente nella QUALITA’ che ruota intorno a loro, evitando di esporli al rischio di hackeraggio digitale dei video e violazione della loro libertà scolastica e non scegliere una spesa one-shot come la telecamera solo per risparmio pecuniario.
E la qualità è data dagli aggiornamenti, le supervisioni e da una equipe con un coordinatore attento.
Ad esempio tre Asili Nido domiciliari privati fiorentini* hanno proprio scelto di andare in questa direzione di qualità, pur non essendo costretti da alcuna normativa, si sono alleati per avermi come pedagogista in quest’anno scolastico così da offrire un miglior e attento servizio alle famiglie che li hanno scelti.
E poi sei sicuro che ai tuoi figli vuoi passare il messaggio che della scuola non ci si può fidare?
Impara ad osservare tuo figlio, impara a conoscerlo e sfrutta i momenti dei colloqui per costruire una buona relazione con le sue maestre/educatrici e così essere pronto a capire se qualcosa non andasse sul serio.
A presto
*Bu Bu Settete di Simone Rigoli
La Margherita di Margherita Fondagni
Il bosco incantato di Barbara Mencherini