La rabbia e l’aggressività, sono parole che i genitori conoscono bene, soprattutto hanno effetti concreti cui chi prima chi dopo deve fare i conti se ha un figlio.
Rabbia e aggressività, sono sinonimi?
Direi proprio di no. Senza fare un trattato ti dico che la rabbia è una delle emozioni primarie e l’aggressività è una modalità di reazione.
La rabbia è una reazione a qualcosa che ci minaccia, o che pensiamo che comprometta la nostra sopravvivenza o il nostro benessere. Quindi è una risposta a un qualcosa di reale o immaginario che può provenire dall’esterno o anche dal nostro interno.
Es. Un bambino piccolo di 4 anni circa che vede finire la sua festicciola di compleanno con gli amichetti che via via se ne vanno, può arrivare a gettare con forza a terra le sedie poste nella sala. Il suo volto divenire rosso e manifestare sudore.
Questo accade sia per la fatica a reggere la triste verità che la festa deve concludersi sia perché il sovraccarico emotivo della gioia di quel pomeriggio è così tanto che lui non riesce a controllarlo.
A te genitore il ruolo di traduttore delle emozioni.
Cioè è importante che tu sia presente e veloce nell’intuire quando tuo figlio sta per caricarsi ed esplodere di rabbia cosa da intervenire e aiutarlo a controllarsi. In particolare hai il compito di aiutarlo a spiegarsi cosa gli sta accadendo.
La reazione, una delle reazioni possibili allo scoppio di ira è la sviluppata aggressività. Purtroppo spesso viene associata solo a situazioni come zuffe, morsi, spinte ma più spesso l’aggressività è per i bambini piccoli un modo di proteggere se stessi e le proprie idee, mostrandosi determinati e cocciuti (in particolare le crisi di rabbia dal secondo anno di vita) come bisognosi del genitore che impartisce comunque disciplina con amore.
Es. Un bambino che vuol fare tutto da solo anche quello che è pericoloso per lui, può divenire un pretesto per reagire con aggressività. Questa può essere un immediato scoppio, un isolamento con broncio, un apparente accettazione con una successiva esplosione per un motivo inesistente qualche ora dopo.
Quale soluzione educativa alla gestione della rabbia e dell’aggressività?
L’insegnamento e l’apprendimento dell’autocontrollo che deve partire fin da piccolissimi così da essere ampiamente consolidato in adolescenza.
Partendo dal presupposto che un bambino scoprirà nella crescita tutta una serie di possibili azioni aggressive, come mordere, scalciare, urlare, gettarsi a terra che vorrà assolutamente provare, nel farlo studierà anche che espressioni ottiene dalle persone che lo circondando in quei momenti.
Ti osserva.
E ricorda il tuo atteggiamento farà la differenza.
Non ti sarà sufficiente dirgli: B.A.S.T.A.!!
Cosa deve fare allora il genitore?
- Conoscere bene il temperamento di suo figlio attraverso un’amorosa osservazione quotidiana.
- Accettare il proprio bambino anche se ha dei comportamenti che mai avremmo voluto avesse per un carattere completamente diverso dal tuo.
Accettarlo per far si che si accetti. - Evitare che i tuoi “fantasmi del passato” ricadano su tuo figlio (se uno è stato vittima di un bullo, di soprusi professionali non lasciare che i propri sentimenti condizionino).
- Insegnare l’equilibrio fra disciplina e autocontrollo attraverso la comunicazione positiva
- Essere consapevoli che il miglior modo di insegnare a tuo figlio a controllarsi è sottraendovi dalla sfida del potere, rinunciate e usate la formula: Vedo che hai perso il controllo e so che riuscirai a calmarti da solo.
Tre sono le caratteristiche comuni alla gran parte delle crisi di rabbia:
- se siete in luoghi affollati, dove ti esporranno ad imbarazzi per l’inopportunità della situazione
- nel mezzo della crisi, specialmente i bimbi fino ai 3 anni, sono senza controllo alcuno, molti genitori li descrivono come “indemoniati” o bambini sconosciuti
- gli over 36 mesi sembrano usare le crisi di rabbia come minacce o strumenti di contrattazione con i caregiver (genitori, nonni) tanto da poter osservare quanto gli strilli aumentino o diminuiscano in base alle tue reazioni
Adesso hai delle informazioni ulteriori su un fenomeno che angoscia tutti i NEO genitori, sopratutto quelli che hanno ascoltato le storie leggendarie delle bizze ai centri commerciali o nei parcheggi affollati dei loro amici con figli.
Quando lavoro al NIDO come consulente pedagogica dei genitori mi occupo proprio di spiegare questo, bambino per bambino, facendomi raccontare le storie di ciascuno dalla pancia ad oggi per iniziare con i suoi due Genitori a dare un senso reale di quanto lui sta esprimendo con la sua rabbia, le sue urla, i morsi oppure i silenzi.
Nel prossimo articolo parlerò delle tappe età per età e di come organizzarsi senza farsi angosciare da fasi naturali della crescita del proprio bambino.
A presto,
Vania Rigoni
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