Autismo e DIR Floortime. La pedagogia nell’equipe multidisciplinare.

Autismo e DIR Floortime. La pedagogia nell’equipe multidisciplinare. Perché tutti sentite parlare di psicologi, di neuropsichiatri, psicomotricità, assistente sociale, l’educatore del centro ma ci può essere (o forse sarebbe meglio dire ci dovrebbe essere)anche la pedagogista che ha uno sguardo più ampio nel costruire relazioni e proposte significative (sopratutto se ha fatto anche pedagogia clinica).

La disabilità nei bambini e nei ragazzi la conosco da sempre.  Esperienza di vita, in classe mia alle elementari c’era un amichetto che aveva un fratello “molto particolare”. Poi crescendo anche un mio fidanzatino del liceo aveva una sorella molto “caratteristica”. Chissà perché poi mi capitò a catechismo di aiutare una bambina con un ritardo e poi gli anni di università e il lavoro come educatrice…e tutto quello che puoi leggere nei post della mia storia professionale.

La disabilità l’ho vissuta personale e professionale.

Oggi sai che quando parlo di disabilità, parlo di quei bambini che rientrano nella Legge 104.92 che ne regolamenta criteri di valutazione, cura e riabilitazione, nonché integrazione sociale e scolastica. Se non la conosci, al suo interno tratta anche di prevenzione attraverso informative nel periodo della gravidanza e gli screening.

Alcuni dei bambini con cui ho lavorato avevano una diagnosi di Autismo, tutti verbali, alcuni ad alto funzionamento. Per questo qualche hanno fa dopo aver conosciuto il metodo DIR-Floortime in un seminario organizzato in città da una collega ho deciso che ne avrei voluto sapere di più.

Questo approccio corrispondeva sulla carta a tutto quello che avevo sempre pensato:

-lavoro in equipe multidisciplinare;

-nessun tipo di addestramento e ripetizione;

-utilizzare le possibilità che porta il bambino per attivare delle evoluzioni nello sviluppo.

Mi sono aggiornata, ho fatto il primo e il secondo livello con ICDL, e appena avrò concluso la formazione impegnativa che sto portando avanti (la II laurea in Scienze e tecniche psicologiche) proseguirò nel suo approfondimento.
Ho lavorato dopo questo aggiornamento con una bimba piccola, un intervento precoce, e i risultati sono stati incredibili. L’ho lasciata ad un certo punto per darle l’opportunità di aumentare il lavoro psicomotorio e logopedico. ..Perchè la pedagogista è stata per lei e la sua famiglia il primo spazio dove costruire una relazione significativa per gettare le basi dei nuovi apprendimenti. Ora deve lavorare su altri aspetti. Preziosi.

Poi rientrerà in gioco la pedagogia, appena avrà necessità di entrare a scuola per strutturare un lavoro di apprendimento che non sia “riempi la casella, vuota la casella” e mangia una caramella.

Non possiamo pensare ad azioni di addestramento scolastico, e se per caso ti trovi in questa situazione contattami.
Dai una possibilità a tuo figlio di crescere.

Per questo mio interesse professionale sono andata alla presentazione del libro Benedetta e Niccolò, dove erano presenti molti degli operatori e l’autore.

Con le parole della protagonista, Benedetta Bagni, mamma di Niccolò ti racconto di cosa tratta:

IMG_8378“La storia di una mamma e del suo dolore nello scoprire e vivere con un figlio così.  Aprire il proprio dolore agli altri è offrire un messaggio di speranza alle altre famiglie.”

Oggi siamo alla X presentazione del libro, la giornalista M.A Cruciani chiede ancora a Benedetta:
 È avvenuto un cambiamento dall’uscita ad oggi?

“Forse l’aver coinvolto i bambini, i miei figli, sarà una cosa di cui mi pentirò…perché forse me lo rinfacceranno. Tuttavia mi ha permesso di entrare in contatto con tante mamme e famiglie che avevano bisogno di speranze”

La giornalista poi chiede alla Dott.ssa Cinzia Pieraccini, neuropsichiatra infantile:
Dal punto di vista dell’operatore quale risultato si voleva raggiungere col libro?

“Parlare di autismo alle persone. Parlare di una malattia che ad oggi non è chiaramente ancora definita. In questo modo si può aiutare a non cadere nelle mani pericolose di ciarlatani. L’altro era proporre un modello fra privato e pubblico, che si basa su un approccio ecologico e interventi in setting naturali del bambino.”

IMG_8383Leonardo Granchi, psicologo, aggiunge alle parole della NPI:

“Il primo incontro con N non è stato facile, un autismo abbastanza grave e complesso. Da lì siamo partiti stilando degli obiettivi specifici insieme alla equipe (dai terapisti, Educatori, insegnanti e altre persone che gli giravano intorno).”

La parte che mi è sembrata importante da ri-condividere nel BLOG è la doppia lettura dell’Assessore di Certaldo, il Comune dove vivono Benedetta e Niccolò, e dell’autore Giorgio Bernard:

“La comunità ha accolto e abbracciato Benedetta e il figlio. Il progetto ha coinvolto la famiglia, l’ambito sanitario, poi la scuola (che supporta il cammino del bambino e della famiglia). Sensibilizzare sul tema è compito dell’istituzione.

Perché i bambini diventeranno adulti e la comunità li deve sentire loro bambini.”

“Un romanzo diverso da quelli scritti fin ora era l’obiettivo. Uscire dal diario di bordo, dal racconto del dolore di una persona. Poi speravo che attivasse nelle persone un pensiero personale. Lo scopo era non rinchiudersi dentro un muro, ma condividere. E se questo è accaduto per la lettura del mio romanzo vuol dire che ha avuto effetto.

Nel libro c’è tanta Toscana e toscanità. La tenacia affettata del toscano che nel suo lavoretto vede sempre una missione, un opera magnifica..che si vedeva in ogni cura di ogni specialista che ha cooperato al progetto. ”

La dedizione tutta Toscana, non è di tutti, non è scontata in tutti.
La trovo un’interpretazione molto interessante e che rispecchia molto del mio modo di lavorare.

Sinceramente non ho ancora letto il libro, ma è già in libreria, tuttavia voglio ricordarti TRE cose importanti:

1)La disabilità è una “cosa forte e gigante” e da soli non si riesce a gestire;

2)Puoi rivolgerti serenamente a molti professionisti con reti eccellenti, con ponti fra privato e pubblico, che si aggiornano continuamente come me.

3) Il FAI DA TE non funziona.

Non sei SOLO. CHIAMA.

A presto,
Vania Rigoni

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