Il primo anno alla Scuola dell’Infanzia ha messo in crisi la famiglia

Come se compiere scelte fosse facile.

L’azione di decidere fra più alternative sembra di una semplicità assoluta, sopratutto quando accade agli altri e noi siamo semplici spettatori o parziali interlocutori.

"Ho un bimbo di quasi 4 anni e alcuni mesi fa ho 
iniziato un mio personale piccolo calvario 
corollato di colloqui, incontri mancati, 
in-decisioni e in-sicurezze.
Lei non ci crederà 
ma ho un sacco di sensi di colpa..."

Essere dentro la scelta comporta tante domande, approfondimenti e interrogazioni per prime a noi stessi, poi a chi reputiamo significativi e infine arriviamo agli esperti.

Ecco perché la signora ha percorso una lunga via prima di arrivare alla Bottega della Pedagogista, mesi fa la maestra della scuola dell’Infanzia le dichiarò dopo pochissime settimane che il figlio era problematico, troppo vivace e coccolone.
Nei colloqui successivi, abbastanza frequenti, la signora è stata invitata a prendere un part-time perché il figlio aveva bisogno di lei e delle sue cure, che a scuola la situazione era ingestibile -la maestra era costretta a richiamarlo costantemente al banchino (4 anni da compiere)-.
Fino ad esporsi con una pre-visione di un bimbo che avrebbe sofferto di iperattività creando non pochi problemi futuri.

NON sbarrate gli occhi. ASCOLTIAMO cosa è accaduto.

1)   Un mancato incontro fra la maestra e la famiglia, che con poche parole e con gentilezza si racconta divenuta complicata a causa della disoccupazione del marito che porta la moglie/madre ad essere unica risorsa economica

2) Una standardizzazione del bambino eccessiva

3) Una diagnosi predittiva priva di analisi della fattibilità

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La solitudine nell’essere di fronte a ciò che non si comprende


numeri-adesivi-bambini-numero-uno-947ASCOLTARE è sempre il primo FONDAMENTALE passaggio
sia per me, specialista, che per ogni relazione (fra insegnanti-genitori, fra persone, amici, colleghi..).

Se non ci si pone in disponibilità di ascolto, non può esserci alcun fluire di informazioni e condivisioni, c’è una parte che dirige e un’altra che subisce.

In tante famiglie le madri sono costrette a rientrare al lavoro presto, la situazione socio-economica non permette di potersi prendere un tempo adeguato per godersi l’agrodolce periodo dei primi anni di crescita dei figli, questo non comporta un automatico ammalarsi dei figli di tutte le “sigle-etichette” contemporanee [adhd, dsa, ads,bes…].
E questo lo ritrovate nella letteratura scientifica e nelle oggi gettonatissime neuroscienze, possono esserci delle ereditarietà MA non troverete MAI scritto che una madre/moglie che lavora per mantenere la famiglia è CAUSA delle difficoltà del figlio.

Quello su cui concordavamo con la signora è che è mancata la DISPONIBILITA’ alla comunicazione, la maestra è stata direttiva e lei si è sentita inferiore (come madre, come educatore, come esperta..) e incapace di essere di esempio al figlio. La maestra non ha colto (o non ha ascoltato?) tutto questo movimento interiore  così in ogni colloquio l’effetto che ha ottenuto è stato un crescendo di malessere e mal-disposizione verso i suoi suggerimenti.

Ecco GENITORI quando vi sentite così, comunicatelo!

…è più semplice, quell’insegnate probabilmente non si è accorta di non avervi parlato nella modalità efficace per voi e nella trasparenza VI consentirete di incontrarVI in un spazio di dialogo invece che di battaglia.

Quei momenti in cui parlate di vostro figlio sono importanti per progettare strategie, quindi alimentateli con cura e invitate anche l’altro a farlo (sarete d’esempio per i vostri figli).

70702La COMPRENSIONE è il secondo punto, qualora ciò che avete sentito non lo avete capito avvaletevi di esperti che possano mediare e spiegare invece di fantasticare e googlare quello che non vi è chiaro.
La conoscenza è TRANQUILLITA’ se raggiunta con gli strumenti giusti (potete rivolgervi alla pedagogista della scuola, quando c’è, oppure a pedagogiste private come me).

numero3Una volta terminata un’accurata osservazione del bimbo (che deve avvenire tendo conto dei 3 anni e poco più come fosse un ciclo di incontri di gioco) e valutato eventualmente anche con la rete di colleghi (psicologa, psicomotricista..) che la situazione possa essere particolare e che quel bambino effettivamente abbia un qualcosa che ad oggi non si sia sviluppato nel momento giusto
…caro GENITORE..
devi accendere tutti i motori e attivare tutte le risorse possibili lasciandoti accompagnare da una brava stratega che sappia coordinarle verso l’unico punto importante: il ben-essere di vostro figlio.

Affidarsi alla tata (che probabilmente lavora al nero e non è neanche qualificata), al* brav* studente che ha tanto amore per i bambini, ai consigli della collega che “se io fossi in te…farei…”, ai volontari che sono tanto gentili ma nella vita lavorativa fanno altro…beh è un po’ come se vi faceste curare una carie dal giardiniere che le buche le sa fare ma...

Se ti stai trovando in una situazione come questa e hai bisogno di un aiuto personalizzato come sempre devi solo scrivere o prendere un appuntamento con la dott.ssa Vania Rigoni de La Bottega della Pedagogista:  dr.vaniarigoni@gmail.com – 055 472846

 e se ti è piaciuto il post, prima di lasciare il blog ripagami lo sforzo che impiego nella stesura ricondividendolo con i tuoi amici, grazie.

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