L’etichetta che va più di moda oggi, dopo quella di DIS-qualcosa, è “figli di separati/divorziati”, e come l’altra viene usata per classificare un ragazzino o bambino con un atteggiamento non standard sopratutto in quegli aspetti relativi alle relazioni sociali.
La separazione di una coppia coniugale non è necessariamente è il prodomo di una psicopatologia nelle persone che la vivono, confrontate pure le letterature scientifiche ma anche nei testi dei colleghi psicologi troverete una analoga risposta alla mia.
Di sicuro è un cambiamento forte che contiene un momento destabilizzante iniziale seguito da vari tentativi e strategie per ricostruire nuovi equilibri entro cui i membri della famiglia potranno continuare le loro vite. E parlo al plurale perché sia gli ex-coniugi in singolo, che i figli, che la coppia genitoriale, i nonni e le rispettive parentele sono tutti sottoposti a tale processo evolutivo di crescita.
Ecco, schematicamente, le difficoltà dovute a “cattive” separazioni durante i vari stadi di sviluppo evolutivo:
– gravidanza, primi mesi di vita: il bimbo può risentire degli stati emotivi della mamma e quindi nascere sottopeso o presentare ritardi nello sviluppo cognitivo ed emotivo;
– primi tre anni di vita: il bambino riesce a cogliere intorno a sé un ambiente affettivo fratturato, distruttivo, senza riuscire ad esprimerlo in parole e pensieri: il bambino esprimerà il suo disagio attraverso sintomi somatici, di malessere o di malattie vere e proprie. Inoltre ci può essere una regressione ed il bambino può diventare più timoroso, comportarsi come un bimbo più piccolo rispetto alla sua età effettiva, richiedere più attenzioni ed avere un sonno più disturbato. I cambiamenti (di casa, la mancanza di entrambi i genitori, una nuova baby sitter) possono portare a tipiche reazioni da stress: insonnia, nervosismo, ansia. Inoltre può accentuarsi la paura di abbandono anche da parte dell’altro genitore;
– dai 3 ai 6 anni di vita: il bambino non sa cosa sia una separazione ma si accorge che un genitore non è più in casa con lui e può pensare che se ne sia andato per colpa sua. In questa fascia di età possono diventare o molto ubbidienti (con il pensiero “se sono buono papà tornerà”) oppure diventare più aggressivi e ribelli. Alcuni possono negare agli altri la realtà e possono sentirsi responsabili dell’allontanamento del genitore da casa, specialmente se di sesso opposto. A quell’età infatti desiderano averlo tutto per sé e vivono con l’altro genitore un conflitto edipico;
– dai 6 ai 10 anni: i bambini possono provare rabbia, tristezza, nostalgia per il genitore che è andato ad abitare altrove. Se la conflittualità tra genitori è alta, alcuni bambini possono sentirsi divisi tra padre e madre. Può anche capitare che vengano trascurati e che vengano costretti ad assumere responsabilità troppo pesanti per la loro età;
– per i figli preadolescenti ed adolescenti: la separazione può causare problemi di contrasto con i valori morali che l’adolescente sta creando per sé stesso ed essere perciò in forte conflitto tra il bisogno di amare il padre e la madre e la disapprovazione del loro comportamento. Secondo studi clinici solo una minoranza dei figli di “cattive separazioni” esce fortificata dall’esperienza familiare, molti adulti invece risentono per tutta la vita della separazione dei genitori avvenuta durante la loro adolescenza.
cit. http://www.adiantum.it/public/2841-genitori-separati-e-figli–quali-conseguenze-nelle-diverse-eta-.asp
Tutte le cose che ho elencato restano -se riconosciute e riorganizzate in tempo- solo fasi transitorie, dove non c’è disturbo ma solo un periodo sofferente di non-agio. Alcune volte i figli, specialmente se hanno vissuto periodi di liti continue fra i genitori, beneficiano immediatamente di effetti benefici portati dall’ordine e dalla calma ritrovata.
Per questo ai genitori ricordo sempre quanto è essenziale che vi organizziate rapidamente appena avete condiviso la volontà di separarvi, a partire dalla comunicazione ai vostri figli per finire allo scrivere il vostro progetto di bi-genitorialità senza invasioni da parte di elementi esterni.
Questo è il vantaggio di percorrere la mediazione familiare, in particolare con una pedagogista che avrà sempre presente il benessere dei vostri bambini guidandovi nella via della costruzione di un accordo che resista nel tempo e che offra stabilità e forza, e sia privo di comunicazioni conflittuali.
