Una via per il linguaggio

In studio accolgo genitori con un numero crescente di figli con più o meno diagnosticati “disturbi” del linguaggio.

Alcuni dei bambini sono andati in adattamento da soli, pur mantenendo dei fonemi alterati o invertiti, per altri invece è stato necessario un ciclo con la logopedista nel primo anno della primaria.

Domanda tipica.
Ma una pedagogista cosa fa per il linguaggio?

Molto. In pratica ha gli strumenti per un intervento completo e complesso, sopratutto se si è aggiornata sulle recenti ricerche scientifiche in materia di Disturbi dello Spettro Autistico, Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, Disturbi della Comunicazione (DSM V) e si è ulteriormente formata con modelli da integrare al suo (Pedagogico Clinico®) come il Corso sul modello D.I.R.-Floortime® con la prof. Sindelar.

Partiamo da cos’è il linguaggio.

“”Una forma di condotta comunicativa atta a trasmettere informazioni e a stabilire un rapporto di interazione che utilizza simboli aventi identico valore per gli individui appartenenti a uno stesso ambiente socioculturale.”” cit. Treccani

E per usare il linguaggio, cosa è necessario a un bambino?

Essere passato dall’automatismo delle azioni –piango e mamma mi da il biberon, rido e lei mi fa le coccole– alla separazione fra idea e azione, attraverso il mondo simbolico e la nascita di idee consapevoli. Tipo tutte le sere quando vado a letto babbo mi legge la storia e io abbraccio l’orsetto, così quando lui va via io e l’orsetto siamo sereni lo stesso.

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In qualche modo deve aver appreso che la comunicazione è per lui un modo per soddisfare dei bisogni, come anche comunicare le proprie emozioni.

Poi gli occorre di saper usare e bene i suoi pattern della motricità orale fine e conoscere e decodificare gli stimoli sonori (anche sensoriali).

Quando qualcosa è saltato, per qualche motivo legato al contesto familiare o a qualche sindrome come l’autismo, è necessario intervenire e precocemente.  La logopedia è una possibilità da percorrere, anche perché è uno dei pochi servizi specialistici offerto dalle ASL. Insieme a questo potrebbe essere molto utile l’intervento psicomotorio, per recuperare gli aspetti di motricità persi o non iniziati.

La pedagogista formata offre la scena educativa specifica che può e deve completare gli interventi settoriali dei precedenti colleghi al fine di non “sezionare” il bambino e con esso la sua famiglia. 

L’intervento pedagogico va a riattivare la capacità di costruire una relazione significativa (aspetto che per i bambini con autismo è prezioso), uno spazio di fiducia dove può essere conquistata un’attenzione condivisa utile a rendere il bambino disponibile a apprendere il linguaggio verbale.

Come? La ludo-pedagogia è un ottimo spunto di partenza, poi ci sono altre esperienze… perché la dimensione da usare è quella del fare condiviso.

Nel gioco saputo dosare e scegliere, nell’ambiente accogliente sia dello studio pedagogico che della sua casa, il bambino ha l’opportunità di scoprire il piacere di potersi esprimere, comunicare e nominare le sue emozioni, così da conquistare un’autoregolazione emotiva che gli permetterà di integrarsi e apprendere anche a scuola.

Se hai domande e dubbi che ti sono venuti in mente leggendo questo articolo puoi scrivermi  vaniarigoni@vaniar.sg-host.com ( e avrai una risposta entro le 48 ore).

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