Dal Vic20 sono trascorse tantissime lune…e sono passata dal Dos al MacOS pur utilizzando Windows…mai mi sono cimentata con l’intrigante Linux. Poi sono arrivate le piattaforme tipo My Space da sperimentare, le chat e infine l’epoca di FB, Twitter fino ad oggi con gli evoluti G+, Pinterest e Instagram…
Ho vissuto così a lungo che ho avuto la fortuna di apprezzare l’evoluzione dei sistemi comunicativi e tecnologici come le zone oscure. L’aspetto che apprezzo di più è la possibilità di incontrare persone, specialisti e confrontarmi in una dinamica di crescita condivisa.
La mia pagina di Fb è punto di raccolta di genitori, colleghi e anche tanti studenti che mi chiedono suggerimenti, dritte e che non riesco a volte a soddisfare come vorrei… perchè non mi bastano le ore di una giornata per fare tutto quello che vorrei per far diventare lo spazio nuovo de La Bottega della Pedagogista un polo di attrazione di buone prassi educative.
Qualche mese fa proprio in questa modalità ho conosciuto una collega giovane, ricca di idee, che attraversava un momento complesso e denso di scelte. Oggi sono lieta di sapere che ha iniziato il percorso che ho calcato anche io, la pedagogia clinica, a Padova.
Silvia Toscan, dottoressa, ha anche una sua storia e oggi ce ne racconta un pezzetto attraverso il mio blog, che accolgo con piacere per i contenuti di stima, rispetto, impegno, solidarietà, collaborazione che in questa epoca non vengono sufficientemente valorizzati.
UNA GRANDE AMICIZIA di Silvia T.
Istituto magistrale quarto anno, prima settimana di tirocinio in una scuola dell’infanzia statale. Appena entrata nel salone, dopo lo smarrimento iniziale dato dalla confusione e dall’immagine di tanti bambini in continuo movimento a cui non ero abituata, vidi in un angolo due grandi occhi smarriti. In quel preciso istante mi venne naturale avvicinarmi e capii che quello sarebbe stato il mio lavoro, sarei diventata insegnante di scuola dell’infanzia.
Con me c’era Mary, una compagna di classe molto attenta, preparata e studiosa, all’epoca eravamo già amiche ma ancora non sapevo che la sua presenza negli anni sarebbe diventata una costante anche se subito dopo il diploma perdemmo un pò i contatti. Seppi comunque che pure lei aveva deciso di intraprendere la strada dell’insegnamento.
Terminati gli studi, iniziai l’attività insegnamento, le prime gioie e i primi entusiasmi accompagnati anche da qualche intoppo (supplenze che finivano, ambienti da lasciare, curriculum e colloqui continui). Dopo varie peripezie approdai al mio primo incarico importante, durante una pausa pranzo, conobbi una maestra che seguiva l’attività di doposcuola nel posto dove lavoravo. Si chiamava Jessica, e l’anno scolastico successivo diventò una mia collega. Lavoravamo in sezioni parallele e capitava spesso di programmare insieme sperimentando laboratori insieme. Ricordo le risate e l’approccio di Jessica verso la vita: fiducia, ottimismo e un sorriso sulle labbra tutte le mattine.
In occasione di una mostra, conobbi Gloria, una ragazza dai capelli lunghi e dagli occhi vispi, per l’occasione era accompagnata dal marito Marco e seppi che lavorava in una scuola dell’infanzia vicina a dove lavoravo io.
Nel frattempo avevo perso i contatti con Mary, ma il destino volle che nell’autunno del 2005, qualcosa ci riunisse.
-continua a leggere la storia di Silvia
Il Ministero della Pubblica Istruzione, in collaborazione con l’università, aveva indetto il bando per i corsi speciali abilitanti. Un’occasione imperdibile per noi insegnanti che vedevamo nell’abilitazione all’insegnamento un titolo fondamentale per una futura sicurezza lavorativa. Valutata la portata dell’impegno, decisi di iscrivermi piena di timore per quello che mi aspettava, avevo capito che sarebbe stato molto intenso gestire lo studio, la frequenza e il lavoro. Ben presto tra le insegnanti delle scuole si sparse la voce e ci confrontammo, stabilendo che il tragitto si poteva fare insieme.
Ed ecco Mary, Jessica, Gloria ed io pronte per partire. Ricordo ancora i primi momenti e la conoscenza reciproca. Ben presto trovammo una particolare sintonia, il viaggio lungo ci fornì l’occasione per conoscerci, confrontarci su tematiche educative, metodi di insegnamento, attività, condividendo tutte le fatiche e le positività di questa opportunità formativa, ma non solo.
Dopo un anno e mezzo in cui tre volte alla settimana stavamo insieme, la formazione finì, ma non l’amicizia. Subito decidemmo di non lasciar morire questo legame visto che erano state poste tutte le basi per fra crescere una relazione importante. Sono sempre stata convinta che la fatica e la necessità di imparare cose nuove utili alla nostra professione ci abbia unito e sia stata una profonda occasione per trovare delle amicizie vere e durature. Negli anni abbiamo fatto scelte diverse, ci siamo spalleggiate, nel mio caso Mary, Gloria e Jessica mi hanno molto incoraggiato in particolari e difficili periodi della mia vita, hanno visto nascere, crescere e aggiustare scelte che mi hanno cambiato profondamente. In questa amicizia inevitabilmente sono state coinvolte le nostre famiglie, i mariti e i compagni, insomma abbiamo allargato la rete e i legami. E’ bello sentirsi parte di un gruppo, con i propri limiti, le proprie riservatezze e le proprie diversità. In qualche momento per la congiunzione di tanti fattori ci si può sentire più vicini a qualcuno rispetto che ad altri, ma alla fine ci si aggiusta perchè facciamo parte di un puzzle che se si rompe si può anche ricomporre. L’importante rimarrà sempre non perdere i pezzi.
2005-2015, dieci anni dopo....nonostante i periodi in cui ci sentiamo poco a causa delle vite diverse che conduciamo, mi sento di affermare che ci siamo sempre e comunque, tutte e quattro abbiamo realizzato qualche progetto importante sia singolarmente che insieme…
infatti, grazie all’occasione fornita da Marco, marito di Gloria, nel 2010 abbiamo scritto un libro insieme…
ma di questo ne riparleremo nel prossimo articolo su La Bottega della Pedagogista.