Dottoressa. E’ appena accaduta una cosa impensabile.
Mio marito ha deciso di non vivere più con me. Se ne è andato.
Frase ovviamente duplicabile anche nel senso femminile.
Ogni volta che la sento mi pongo nella posizione di capire cosa accade dietro queste parole , dietro quell’abbandono che disorienta l’adulto (come fosse un bambino).
A me capita di sentirla da genitori che cercano una consulenza per “rispondere alle domande dei figli” o da genitori che vogliono percorrere la mediazione familiare.
Cosa ti suggerisco di fare?
PROTEGGI TUO FIGLIO DAL TUO DOLORE E DAL TUO ORGOGLIO
Cosa metto in campo quando vieni da me?
L’Ascolto professionale.
L’ASCOLTO è il metodo fondamentale, che ci tramandiamo fra specialisti della cura alla persona da millenni. Attivarci subito per accogliere con tutti i nostri sensi una storia, la narrazione personale di un accaduto. Ascoltare i gesti, le pause e le parole scelte.
Cosa è accaduto nel tuo nucleo familiare in passato che oggi crea tanto malessere?
Da qui ho imparato a partire quando ascolto.
La psicoterapia sistemica ci dice (citando parti di articolo da www.stateofmind.it) che in una famiglia si possono attivare principalmente tre meccanismi dolorosi a seguito di una relazione conflittuale:
- Il conflitto coniugale. La relazione è inizialmente simmetrica e ciascuno dei partner lotta per dividere in parti uguali spazi-cose e figli ( il sé comune ), senza cedere nulla all’altro; a volte può concludersi con la resa di uno dei due coniugi, che più frequentemente dell’altro abbandona la sua posizione e una parte delle proprie richieste.
- La disfunzione di un coniuge. Uno dei due abbandona del tutto le proprie richieste e necessità e si pone a servizio del partner, da cui diviene dipendente; in questi casi il coniuge che si perde dentro i bisogni dell’altro può sviluppare patologie fisiche, psicologiche e sociali; sono questi i casi di relazioni altamente sbilanciate in cui uno dei coniugi sembra funzionare perfettamente e l’altro è un malato cronico.
- La trasmissione del problema ai figli è uno dei meccanismi più frequenti che il nucleo familiare mette in atto per gestire le tensioni, cioè quando l’aumento della tensione tra i coniugi viene gestito e contenuto coinvolgendo uno dei figli. Una nuova alleanza con “un altro più vulnerabile”. La triangolazione rende difficile il processo di individuazione dei singoli membri della famiglia, fino ad arrivare ai casi estremi di simbiosi familiare in cui la non differenziazione del sé di ciascuno è massima. Esistono in psicoterapia vari tipi di configurazioni triangolari (due genitori in conflitto cercano entrambi una alleanza con il figlio; il conflitto genitoriale è esplicito e l’alleanza tra uno dei genitori e il figlio è stabile; il figlio è un capro espiatorio, il suo comportamento è cattivo e distruttivo, i genitori si associano per controllarlo; anche in questo caso i coniugi mascherano le loro differenze e celano il conflitto concentrandosi entrambi iperprotettivamente sul bambino che viene definito “malato”.
Questo terzo punto è quello su cui mi vorrei soffermare, visto che nel mio blog parlo a Mamme e a Babbi che vogliono prevenire fatiche ai figli: la triangolazione.
risiede nel fatto che le risorse psicologiche ed emotive del bambino vengono utilizzate per regolare il conflitto tra adulti, a scapito dei suoi bisogni evolutivi, che per venire accolti e soddisfatti necessitano della sintonizzazione affettiva da parte degli adulti.
Inoltre la posizione che ricopre suo malgrado il bambino all’interno del triangolo familiare inevitabilmente condizionerà il suo modo di pensare, sentire e agire, trasformando qualitativamente il suo senso di identità e appartenenza e di conseguenza le possibilità di differenziazione dalla famiglia di origine.
Le relazioni triangolari modificheranno sensibilmente anche le relazioni con gli altri sia familiari che con il sistema amicale e professionale. I colleghi psicoterapeuti sottolineano che la non differenziazione dalla famiglia di origine porterà, in un momento successivo del ciclo di vita dell’individuo, a uno spostamento sul partner della richiesta di soddisfacimento dei bisogni rimasti inappagati; quando questa richiesta di appagamento, inevitabilmente, fallirà l’ansia spingerà nuovamente alla ricerca di un alleanza con i figli.
PER QUESTO SE la coppia coniugale vive forti conflitti se ne deve fare carico scegliendo fra le uniche strade possibili:
1- risolverli autonomamente
2- risolverli con un terapeuta familiare
3- separarsi meglio se chiedendo l’aiuto anche a una mediatrice familiare in separazione e divorzi
La MEDIAZIONE è il percorso più protettivo verso i figli e maggiormente efficace se voi genitori siete arrivati al punto di dividervi.
La coppia ha finito di esistere e voi vi dovete ri-calcolare e re-immettere nel mondo come individui singoli…però come GENITORI non avete concluso il vostro compito.
Adesso è il momento di farvi aiutare a trovare i migliori accordi possibili per tutelare la crescita globale dei vostri figli, tornando anche ad essere genitori sereni e positivi, fonte di stimoli e sollecitazioni nutrienti.
Contattatemi o chiedete scrivendo sotto, per voi o per amici che sapete essere in difficoltà. Al prossimo articolo sulla mediazione parlerò delle cattive separazioni…
Vania Rigoni
3332351003wsp – 055472846
dr.vaniarigoni@gmail.com
[…] Su l’argomento : Se ne è andata e sono arrabbiato. […]