La semplicità in classe, nella vita

Martedì 10 ho partecipato ad una grande giornata:  il Papa ed io organizzavamo due grandi eventi concomitanti.
Ovvio sto scherzando!! è stata pura casualità…

Per la prima volta a Firenze, ben 29 anni dopo Giovanni Paolo II, Papa Francesco viene per incontrarsi con i fedeli attraversando la città metropolitana da Prato (con la sua grande percentuale di cittadini cinesi) a Firenze con la liturgia celebrata allo Stadio della Fiorentina e il pranzo alla Caritas di SS. Annunziata.

Il messaggio è denso e forte di alcune parole: umiltà, semplicità, disinteresse (a fine post vi allego un passaggio che ho apprezzato).

Mentre lui parlava di impegno, di accoglienza e di umiltà a migliaia di persone io mi sono recata con non poche fatiche (a causa della sicurezza) in una scuola del quartiere Isolotto, nato negli anni ’70 con la costruzione di isolati di case popolari. Una zona multietnica, popolosa e piena di bambini.

Da due anni ho lo studio lì vicino e seguo dei bambini sia della primaria che secondaria, così quest’estate ho proposto al dirigente di realizzare una formazione ai suoi docenti, la stessa realizzata a Signa con le colleghe Maressi e Pucci.

Rivedendoci qualche settimana fa mi ha fatto una richiesta precisa: un incontro sui bisogni educativi speciali, in particolare l’area che non è coperta dalle leggi 104 e 170. 

Un argomento vasto, del quali tanti hanno qualcosa da dire, in realtà quello che ho progettato per l’Ist.Comprensivo Barsanti è stato un intervento speciale, pedagogico e pedagogico clinico.

Ho preparato delle slide di supporto che hanno narrato la storia della scuola e delle sue norme per raccontare quanto potente sia la normativa attuale in favore della costruzione di una società inclusiva. Quanto possono e hanno autorità e autorevolezza i docenti nell’essere insieme all’agenzia “famiglia” i responsabili attivi del futuro della nostra società. Quanto il loro lavoro sia faticoso e soggetto momenti di difficoltà per i quali devono chiedere aiuto, perché ne va della qualità della loro vita personale e anche della loro vita professionale.

Ho delineato con loro chi sono le persone che vengono “impropriamente” chiamate BES e quali sono i passaggi fondamentali per mettere in moto il cambiamento che le porterà ad apprendere e a stare bene:

  1. l’osservazione pedagogica accurata
  2. l’ascolto di tutti i loro modi di comunicare
  3. creare un alleanza scuola-famiglia.

Schermata 2015-11-15 alle 20.37.49In pratica ho riportato l’approccio pedagogico e pedagogico clinico che utilizzo ogni giorno nella mia quotidianità professionale, quello che mi permette di essere parte di un cambiamento.

Ho dato loro dei suggerimenti di letture che potete trovare QUI.

Mi sembra un buon inizio di una nuova collaborazione ed anche una concreta risposta ai tragici accadimenti che ci stanno conducendo in un clima di conflitti.

cit. dal discorso del Papa Francesco
la Chiesa sappia dare una risposta chiara davanti alle minacce che emergono all’interno del dibattito pubblico: è questa una delle forme del contributo specifico dei credenti alla costruzione della società comune. I credenti sono cittadini. E lo dico qui a Firenze, dove arte, fede e cittadinanza si sono sempre composte in un equilibrio dinamico tra denuncia e proposta. La nazione non è un museo, ma è un’opera collettiva in permanente costruzione in cui sono da mettere in comune proprio le cose che differenziano, incluse le appartenenze politiche o religiose. Faccio appello soprattutto «a voi, giovani, perché siete forti», come scriveva l’Apostolo Giovanni (1 Gv 1,14). Superate l’apatia. Che nessuno disprezzi la vostra giovinezza, ma imparate ad essere modelli nel parlare e nell’agire (cfr 1 Tm 4,12). Vi chiedo di essere costruttori dell’Italia, di mettervi al lavoro per una Italia migliore. Non guardate dal balcone la vita, ma impegnatevi, immergetevi nell’ampio dialogo sociale e politico. Le mani della vostra fede si alzino verso il cielo, ma lo facciano mentre edificano una città costruita su rapporti in cui l’amore di Dio è il fondamento. E così sarete liberi di accettare le sfide dell’oggi, di vivere i cambiamenti e le trasformazioni. Si può dire che oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca. Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere. Questo nostro tempo richiede di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli: il Signore è attivo e all’opera nel mondo. Voi, dunque, uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso (cfr Mt 22,9).
[la versione integrale http://www.lanazione.it/firenze/discorso-integrale-papa-1.1470900]

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