La lingua e la parola, due termini estremamente legati e distinti.
LINGUA (vocabolario Treccani)
Il complesso delle parole e locuzioni usate da tutto un popolo come mezzo comune per l’espressione e lo scambio di pensieri e sentimenti, con caratteri tali da costituire un organismo storicamente determinato, sottoposto a proprie leggi fonetiche, morfologiche e sintattiche che sono anch’esse parte integrante della lingua.
PAROLA (vocabolario Treccani)
La minima unità isolabile all’interno della frase e del discorso, dotata di un significato e di una funzione autonomi, e formata da uno o più fonemi. La parola presenta un senso fondamentale, cioè una sfera semantica in cui essa, isolata, vive nella coscienza linguistica dei parlanti, e un senso contestuale, ossia il particolare valore che essa assume in un determinato contesto.
Come specialista in aiuto alle persone mi avvalgo ogni giorno di entrambe per accogliere, ascoltare, riflettere e proporre esperienze tattili, sonore, gestuali, espressive utili e pensate indirizzate al raggiungimento del ben-essere del soggetto stesso (sia un bambino, che un giovinetto, che una coppia o/e una famiglia).
Durante la mia formazione passata (e anche gli aggiornamenti) molta cura è stata focalizzata verso l’acquisizione di metodi e tecniche che favorissero il processo di scambio e comunicazione all’interno dell’incontro con la persona, fra questi fondamentale è stato lo studio e l’approfondimento del Reflecting® (disciplina che insegna ad evitare l’arte dell’interrogare analitico dell’altro in funzione dell’arte dell’auto-riflettere in simpateticità per scoprire le proprie verità e i propri confini cit. Dizionario di Pedagogia clinica).
Situazioni difficoltose legate al LINGUAGGIO, le troviamo quotidianamente in studio, nelle scuole e in casa. Per la sua naturale complessità data dallo sviluppo lento e graduale di un sistema di comunicazione che procede dalla nascita alla maturità caratterizzato dalle influenze dei fattori biologici, neurologici, psicologici, affettivi e socioambientali è talvolta compromesso, altre incerto, spesso da sollecitare.
La funzione mentale da cui deriva il LINGUAGGIO verbale è una meravigliosa e complessa funzione fisiomeccanica, psicocinestetica e sensopercettiva che vede noi esperti nei processi formativi e specializzati in pedagogia clinica ad operare in prima linea (in collaborazione spesso con la logopedia) con i bambini che mostrano alcune fatiche e/o difficoltà nell’acquisizione del linguaggio, mal adattamenti a cambi di lingua per migrazioni e/o adozioni e non ultimi i disturbi del linguaggio.
Nel DSM-5 sono state riformulate le definizioni di alcuni disturbi del DSM-IV: il Disturbo del linguaggio, il Disturbo della fonazione, il Disturbo della fluenza verbale (balbuzie) ad esordio infantile. È interessante una nuova etichetta diagnostica chiamata Disturbo della comunicazione sociale, cioè una condizione di difficoltà persistente dell’uso pragmatico della comunicazione verbale e non verbale.
Per questo ho invitato una persona, anche amica e collega, esperta di Linguistica a offrirvi alcuni suggerimenti e punti di vista interconnessi al grande contenitore dei “disturbi” del linguaggio grazie ai quali sono certa che vi si chiariranno molti dubbi.
Lei è la dott.ssa Giulia Pucci, insegnante L2, laureata prima in Lettere e poi in Linguistica con una tesi sperimentale innovativa sul Pronome clitico e il disturbo del linguaggio. E’ una futura psicomotricista funzionale e pedagogista clinica. Sopratutto è una persona che sono lieta di ospitare in La Bottega della Pedagogista sia online che offline.
Da Mercoledì 30 potrete leggere le sue Pillole di Parole sul Linguaggio e dintorni (i primi quattro articoli usciranno ogni due settimane) nel frattempo io continuerò ad offrirvi la solita consulenza pedagogica, strategie e idee.