Le malattie scolastiche: non saper leggere o scrivere

Tutti i giorni apro il web e trovo articoli  sui “problemi” dei bambini con la letto-scrittura, la decodifica (li trovate chiamati DISLESSICI E DISGRAFICI E DIS-qualsiasicosa) e sopratutto mi trovo a leggere di quanta tristezza e ansia tutto ciò porta a loro stessi e alle loro famiglie.

Lo scopo della scuola è quello di formare i giovani a educare se stessi per tutta la vita.
cit.Robert Maynard Hutchins

Quando lavoravo nelle scuole, un milione di anni fa… o forse due, la situazione era un po’ differente: c’era molto più gioco a preparare i bimbi alle competenze curricolari, non erano così specificati come oggi i laboratori ma esistevano: si lavorava il das, la plastilina, si ritagliava e appiccicava tanto che le pareti erano dopo poco invase da cartelloni di ogni materia.

A scuola ci si divertiva, anche.

Da qualche parte in cantina, devono esserci i lavori che ho fatto per le elementari e le medie per i ragazzi che seguivo (disabili intellettivi) che spesso poi erano lavori di gruppo, perché nella mia strada professionale pochi sono stati i docenti che mi hanno invitata ad uscire dalla classe, i più hanno colto il valore dell’inclusione e dell’apprendimento collaborativo già allora (parlo della fine anni’90).

In studio, ma anche dai confronti con le colleghe pedagogiste, siamo pieni di bambini delle primarie con difficoltà negli apprendimenti…poi mentre facciamo la nostra osservazione e verifica delle PAD* ci accorgiamo di schemi corporei non appresi (o non consolidati), coordinazione oculo-manuale da paura, pessima decodifica fonetica, ma anche genitori affaticati da loro sofferenze personali che non riescono a gestire, un clima aggressivo o depressivo in casa, solitudini o all’opposto mancanza di tempo libero…
e allora vi chiedo: come possono non avere questi bambini difficoltà negli apprendimenti?

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Pertanto, prima ancora di andare a cercare “certificazioni”, vi invito a pensare a cosa veramente manca ai vostri allievi? ai vostri figli?

Le classi sono grandi, complesse, ma voi siete speciali e potete insegnare (nell’accezione di formare) in molti modi non solo con le schede fotocopiate, anche con la fantasia.. che ogni volta mi dimostrate avere (e tanta) quando ci incontriamo per costruire i progetti ad hoc per i ragazzi che seguo nelle vostre classi.

..(so che mi ripeto..!) Prima ancora di andare a cercare “certificazioni”, vi invito a pensare a cosa realmente manca ai vostri figli?

Chiedere aiuto al pedagogista e creare un’allenza famiglia-scuola  è sinonimo  di cura e attenzione ai bimbi, di strategia funzionale alla risoluzione del problema utilizzando le risorse appropriate esattamente come quando uno di loro si fa male e voi lo portate dal pediatra.

“solo quando sarete sicure del successo del vostro bambino
lo porterete a lasciare traccia sul foglio” e non prima
quando ancora si sente insicuro. Dovete garantirgli
l’esperienza positiva del successo proporzionato allo sforzo.
                                                cit. Vania Rigoni

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Questa immagine narra lo step finale di un lungo percorso pedagogico clinico® nel recupero di difficoltà nella letto-scrittura attivate inizialmente da un otite cronica.. si è arrivati a lasciar traccia sulla carta dell’alfabeto dopo tanto tanto lavoro corporeo, musicale e di conoscenza del sè.

 

L’immagine in evidenza è tratta dal fumetto IL MONDO COSì COM’ E’….di Massimo  Giacon, Tiziano Scarpa (Link)

*PAD=potenzialità, abilità e disponibilità in Pedagogia Clinica ANPEC

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