Il bambino impara ciò che vive

In queste ultime settimane con l’aiuto di mio marito, un uomo generoso quanto abile organizzatore, ho concluso i lavori nello studio che ho al mio domicilio. Lui lo chiama “Giocolandia” per me è invece l’embrioncino de La “vera” Bottega della Pedagogista..
Riassestando i libri e le dispense accumulati in anni di studi e aggiornamenti nei nuovi spazi me ne è caduto uno aperto a pag.73 con in bella evidenza questo pensiero

Il bambino impara ciò che vive

Se un bambino viene criticato, impara a condannare.
Se un bambino vive nell’ostilità, impara ad aggredire.
Se un bambino viene deriso, impara la timidezza.
Se vive vergognandosi, impara a sentirsi colpevole.
Se viene trattato con tolleranza, impara ad essere paziente.
Se vive nell’incoraggiamento, impara la fiducia.
Se vive nell’approvazione, impara ad apprezzare.
Se vive nella lealtà, impara la giustizia.
Se vive con sicurezza, impara ad avere fede.
Se vive volendosi bene, impara a trovare
amore e amicizia nel mondo.
(Dorothy L. Nolte)

Capperi!!!!
in 12 righe è racchiuso tutto il pensiero pedagogico clinico…
e allora guardo la copertina…

Per una pedagogia e una didattica delle emozioni” di Mannucci, Landi, Collacchioni del 2006
Il prof. Mannucci (professore di Pedagogia all’Università di Firenze) e il dr. Landi (NPI e prof nella scuola di Specializzazione in NPI), e la prof. Collacchioni (insegnante e autrice di diversi testi) presentavano nel testo un percorso sperimentale nella Scuola Primaria che teneva conto delle Emozioni come chiave di lettura per la conoscenza e la metodologia didattica.

“Un insegnante ha effetto sull’eternità:
non si può mai dire dove termina la sua influenza.”  
                                   H.Adams

Sono passati 9 anni e nella Scuola ancora le emozioni fanno paura, ancora troppe volte gli insegnanti restano ancorati ai programmi e ai voti: a volte per stanchezza, per abitudine, per sofferenza personale…altre perché si son scordati che loro sono i Manager unici delle loro classi e che non sono soli.. altre volte le tristezze e collere dei bambini li sopraffanno e gli aggiornamenti che hanno fatto non gli hanno offerto strumenti adeguati a trasformare certe situazioni in occasioni ludo-apprenditive.

Per questo mi sono tanto affezionata al progetto di CollaborAZIONE® a cui sono stata invitata dalla stimata collega Monica Maressi e dalla giovanissima collaboratrice Giulia Pucci.
Già nei primi due incontri abbiamo voluto offrire la possibilità di ri-motivarsi e di ri-trovare in se stesse (sono tutte donne) i principi per cui hanno scelto la via dell’insegnamento, contemporaneamente a fornir loro strumenti pratici per compiere un’Osservazione Pedagogica funzionale e minuziosa e comprendere il valore e la potenzialità delle nuove normative dal punto di vista pedagogico.
Ora in questa seconda parte di percorso, iniziato il 16 febbraio e che durerà 6 incontri totali, le condurremo in un percorso pedagogico clinico® focalizzato sulla Relazione con se stesse, l’altro, il gruppo.

“Ogni bambino ha il legittimo bisogno di essere guardato, capito, preso sul serio e rispettato… Un’immagine di Winnicott illustra benissimo la situazione: la madre guarda il bambino che tiene in braccio, il piccolo guarda la madre in volto e vi si ritrova… a patto che la madre guardi davvero quell’esseriyno indifeso nella sua unicità, e non osservi le proprie attese e paure… In questo caso nel volto della madre il bambino non ritroverà se stesso ma le esigenze della madre, resterà senza specchio e per tutta la vita continuerà a cercarlo.”  Miller

Questo bambino è ogni bambino, questa madre è ogni madre ed anche ogni educatore. I bambini vogliono essere ascoltati, guardati, conosciuti. Facciamo attenzione quando per non rispondere a domande che imbarazzano o irritano, svalutiamo la comunicazione con loro fingendo di non aver sentito, cambiando discorso o manipolando il significato delle loro parole. I bambini si rendono rapidamente conto se noi adulti li inganniamo.  L’intelligenza emotiva e la capacità di riconoscere le emozioni sono passaggi fondamentali anche per gli apprendimenti, reprimere le emozioni o esprimerle inadeguatamente possono causare episodi di violenza, depressione, isolamento, disturbo alimentare…

Concludo rubando una frase di C.G.Jung a cui tengo molto:

Se c’è qualcosa che desideriamo cambiare nel bambino,
dovremmo prima esaminarla bene e vedere
se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi.

Come sempre aspetto i vostri feedback!! Vania Rigoni

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