Solo da poche settimane è passata una ricorrenza mondiale molto delicata, l’11 settembre, a pare mio il giorno della più mostruosa “illuminazione” dell’umanità contemporanea, una tragedia annunciata dalle ripetute ferme volontà di tutti noi di non cooperare, di chiudere le menti di fronte alle differenze e di nasconderci come struzzi di fronte alla multiculturalità inevitabile e nasconderci all’interno delle proprie zone confort.
In molti hanno scritto e commentato sui giornali ed i vari social, io ho riportato solo un ricordo che narra come dalla persona più in difficoltà (il mio piccolo educando psichiatrico) alla donna di ampia cultura (una docente) entrambi nati l’11 settembre tutti abbiano sentito il dolore di un gesto così sovversivo nelle certezze e nelle disillusioni, così sanguinante nella quantità di angeli caduti e bruciati nelle Twin Towers da dirmi “che brutto compleanno sarà da ora in poi”.
La guerra che verrà
La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci son state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente
egualmente.
B.Brecht
Il mio pensiero è andato ad una insolita conversazione estiva, sui 2500mt, al Passo della Marmolada fra due coppie, una è la mia. Decidiamo di entrare a visitare il Museo della Grande Guerra 14-18, sia io che mio marito siamo due appassionati di storia, mancava poco alla chiusura ma siamo entrati ugualmente. Il biglietto ci ha stupito per quanto fosse cheap visto quanto erano costati i Musei pubblici fino a quel momento. Leggendo nella brochure, scopriamo che è privato e totalmente “inventato e curato” dalla famiglia di Andrea De Bernardin, il quale è un 40enne appassionato di storia ed in particolare della Grande guerra fin da ragazzo e da allora cerca e colleziona oggetti e annedotti ( la Marmolada e i suoi ghiacci hanno ospitato il fronte per due inverni).
Da quanto ha aperto questo museo con annesso bookshop storico nel 1997 è diventato un esperto a livello nazionale e non solo, intervistato più volte dai giornali e invitato come collezionista emerito ad esposizioni anche pubbliche.

Se pensate mi abbia commissionato una recensione…ecco non lo ha fatto, e in realtà non ci avevo proprio pensato sul momento mentre ci confrontavamo sulle “risorse artistiche e storiche italiane, sulla cultura e l’educazione alla cultura”.
Solo dopo, pensando all’11 settembre mi son detta: ma come è possibile? Andrea mi raccontava che pochissime scolaresche vengono al suo museo, ma che lui è stato più volte invitato a portarre le sue collezioni all’estero…Non ha messo insieme solo oggetti bellici, che comunque vedere e scoprire quali dolori possano infliggere sia a chi li usava che chi colpivano..potrebbe ridimensionare l’idea di giocare alla guerra.. ma ha raccolto tutto un laborioso passato di relazioni sociali, di architetture nel ghiaccio, di utensili, lettere dal fronte, poesie e filmati, o foto che narrano di quel crogiolo di persone che fu il fronte trentino della Guerra. Abbiamo perfino scoperto che un folto gruppo di pratesi salì ad aiutare e rinforzare le trincee italiane, e tutt’ora se ne parla: mio marito, che è pratese non lo ha mai saputo.
Alla mia domanda chissà quanto lavoro con i ragazzi.. la tristezza della sua risposta mi ha fatto pensare a lungo. Come altri spazi culturali italiani naturali, questo è un museo ricchissimo e inutilizzato, certo è distante…ma quante gite si fanno con le scuole in luoghi distanti, addirittura all’estero…e all’ora perché non andare sulle Dolomiti a Passo Fedaia?
Lo sguardo pedagogico mi porta anche qua, l’esperienze dei nostri avi ci allenano, ci solleticano possibili modi di pensare strategici, sono stati scritti fiumi di letteratura scientifica sull’autobiografia e la narrazione delle proprie storie anche fotograficamente.
Cosa vogliamo insegnare ai nostri figli? L’invidia, la diffidenza , forse l’arroganza e la supremazia?
Oppure vogliamo renderli liberi di cuore, di amare le Persone, e sopratutto di Rispettare la Vita per non arrivare ad altri momenti drammatici come gli ultimi fatti sul fronte turchi, le rivolte di Hong Kong, la Siria e le stragi, gli episodi di intolleranze?
Senza voler fare politica, che non mi riesce affatto, voglio condividere con voi il mio sogno (socio-pedagogico) di un’umanità in grado di dibattere, discutere e confrontarsi (magari anche duramente) che poi supera e costruisce, e mi opporrò sempre con pazienza tagliente all’ umanità che schiaccia i deboli, premia i furbi e si nasconde dietro vittimismi e ideologie di ogni genere.
Un’umanità che ama i suoi bambini e non li usa come parafulmini di guerre (e senza andare lontano anche nelle separazioni e divorzi), li rispetta e li aiuta (non per buonismo) e li aiuta a superare le loro ferite (anche nell’abbandono).
Ecco perchè sono una Mediatrice Familiare. Ecco perchè sono una Pedagogista.
Vi saluto con una poesia attuale tratta da un libretto che mi ha colpito nel Museo della Marmolada:
La Battaglia
Gli uomini dapprima abbrutiti dal cannone,
moriranno squarciati dalla mitraglia.
A migliaia, decine di migliaia.
Occuperemo duo o trecento metri di terreno
roccioso.
Poi la battaglia riprenderà.
E questa stupida bestia che è l’uomo, urla di
dolore e va alla morte.
A. Frescura 1915
(Piccole preghiere a Dio, a cura di A. De Bernardin)
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