Attese (in)evitabili

Sono giorni che medito di scrivere questo post molto autobiografico ed ogni volta l’emozione mi ha fermata.  Eravamo in ferie, in un giorno di sole, quando una buia notizia ci arriva: la Morte ha bussato inaspettata alla porta di un Padre e lo ha condotto via.
Non sarei mai arrivata a tempo a casa per offrire un abbraccio e un conforto a quella Figlia i cui occhi e parole mi hanno accolta tante volte. Ero inutile. Tutti eravamo inutili.
La nostra ultima divertente conversazione era stata di un nuovo progetto di viaggio, ora ci aspettava un lungo dolore sordo.
Carissima Figlia e Amica,
voglio scrivere queste parole per ringraziare tuo Padre, e credo di esser una delle poche persone che non l’hanno conosciuto (visto il via vai di pellegrini che transitano nel suo Studio anche solo per annusarlo un ultimo istante), perché mi ha donato un’Amica speciale, grande di cuore e di intelletto, divertente e dissacrante, educata all’elasticità di pensiero.
La Morte alla nostra età inizia a diventare più vicina, i nostri Cari stanno invecchiando, pedagogicamente parlando è un cambiamento evolutivo inevitabile, segno che siamo cresciuti e che abbiamo vissuto…ma quando arriva così…non ci trova pronti.

E Tu, Amica, invece hai reagito come sei in tutte le cose che fai: con emozione, affetto, con riservatezza e forza, con Amore.

La frase che ricorderò per sempre del giorno in cui sono riuscita ad esserti accanto è per il tuo Compagno:

“già l’adoravo, ma ora, per come ha saputo esserci, lo adoro ancora di più… sempre sia possibile.”

Caro Papà della Checca,
vorrei dedicarti una poesia, una di quelle belle che lasciano senza fiato……
            ma nulla è a caso e
……aprendo il Mac ho trovato questa di qualche anno fa e pensando a tutte le menti che hai aiutato a sbocciare, voglio inserirla come un messaggio fra Te e me…come se da dove sei potessi continuare a sostenere le giovani Menti che cercano di migliorarsi, anche la mia.

Un giorno caldo.
L’aria si beve come una melassa,
i miei cani cercano ristoro scavando nella terra.
Resto immobile in pigiama sotto il nespolo,
sperando che gli insetti che lo abitano realizzino
un turbinio di vento col loro svolazzare.
Nulla accade. Costretta ad ascoltare vite di altri che stringono la vite.
Vorrei chiudere gli occhi ma l’umido mi costringe a restare sveglia ,
per esser sicura di non addormentarmi a lungo.
Placida attendo. (Vania Rigoni de La bottega della pedagogista )

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