#pensodunquebloggodue-Educare alla consapevolezza e all'amore

#PENSODUNQUEBLOGGODUE

Oggi 28 agosto i blogger del gruppo Snodi Pedagogici scriveranno e pubblicheranno una serie di articoli, sui propri blog, inerenti ai blogging day già pubblicati:

#EducazionEAmore
#EducazionEbellezza
#PedagogicAlert

Una sorta di conclusione su quanto è emerso fino ad ora grazie ai contributi di vari autori, per rileggere assieme a voi i passaggi fondamentali, provando a dare delle risposte ma anche porre e porsi nuove domande, in vista dell’antologia che verrà pubblicata ad autunno e il cui ricavato andrà in beneficenza alla “Locanda dei Girasoli” di Roma

Gli articoli verranno pubblicati sui diversi social con #pensodunquebloggodue e raccolti sul sito di Snodi Pedagogici

#PENSODUNQUEBLOGGODUE –
                      Educare alla consapevolezza e all’amore di Vania Rigoni

Il primo #pensodunquebloggo per me è stato un’antologia di riflessioni e opportunità che come Snodata mi sono regalata ed ho donato alle mie autrici, in questo modo (tramite i blogging days) ho potuto condividere nel web la comune passione per l’educazione, la sua pratica e la scienza pedagogica: i vestiti e le location sono stati differenti come lo sono le situazioni della vita.
Questo #pensodunquebloggodue arriva in un momento speciale dell’anno Snodato, siamo tutti in ferie (dal mio nord in Val di Fassa a chi è stato giù fino a Malta) o appena rientrati, e tutti con gli archi tesi per scoccare la freccia perfetta che porterà la nostra collaborazione in rete ad un prodotto finito, l’E(educational)-book di Snodi Pedagogici
Nel mio caso è un emozione unica, un sogno che “covavo” nel cassetto da secoli, la pubblicazione di un libro che parla di educazione e società, ed è bellissima l’idea che questo accadrà a 20 mani di esperienze e formazioni diverse, di interessi pedagogici affini e distanti. Trovo sia specialissimo come abbiamo imparato sperimentandoci (ed ancora ci stiamo perfezionando) un nuovo modo di comunicare/relazionarsi che prescinda la presenza fisica o come dico io l’”annusarsi”, siamo stati laboratorio di educazione in rete, progetto pilota per altri gruppi, auto-formatori di comunicazione sociale e di riflessione pedagogica multiprofessionale.
WAO. Se rileggo con calma, con c-a-l-m-a queste ultime righe sento un brivido che è lo stesso che 20 anni fa mi ha fatto avvicinare alla pedagogia e alla sociologia: l’amore per la vita e per il futuro, l’amore per la conoscenza.
La pedagogia se la svincoliamo dalla sociologia è una strategia di gioco fine a se stessa, invece se inserita nel contesto è produttrice di nuove menti e nuove idee.
Ecco perché ripercorrendo gli ultimi B-days sono stata felice di aver accolto la giovane Nadia Peli, che ci ha donato una lettura della Moda con sguardo pedagogico giovane e pertinente:
…siamo davvero così certi che la bellezza sia un fattore così soggettivo? “Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace!”, siamo certamente tutti d’accordo con questa affermazione, ma quest’epoca di soggettivismo così radicato è davvero portatrice di un annullamento dell’universalità delle cose? In realtà io non credo proprio, penso che questa sia solo un’ illusione…
…Siamo educati in modo da credere di poter essere soggetti distinti dalla massa, poi ci ritroviamo ad essere d’accordo che la bellezza sia la taglia 40. Ciò che manca è la consapevolezza. Noi scegliamo chi essere ancora prima di essercene resi conto, molto precocemente decidiamo se vogliamo appartenere ad un gruppo fashion, ad un gruppo rock o altro, e il nostro modo di porci e di misurare la bellezza deriva da una scelta soggettiva che poggia su basi sociali di accettazione reciproca. In fondo non possiamo scindere un individuo dalla società in cui si trova, ne dal suo contesto culturale. Ecco che allora i valori così altamente soggettivi acquisiscono un valore sociale che mira all’oggettivazione…
La consapevolezza è una condizione in cui la cognizione di qualcosa si fa interiore, profonda, perfettamente armonizzata col resto della persona, in un tutt’uno coerente. È quel tipo di sapere che dà forma all’etica, alla condotta di vita, alla disciplina, rendendole autentiche. La consapevolezza non si può inculcare: non è un dato o una nozione. È la costruzione originale del proprio modo di rapportarsi col mondo – in quanto sapere identitario, davvero capace di elevare una persona al di sopra dell’ignoranza e della piana informazione. Chi è consapevole non subisce ma può affrontare e rielaborare. Consapevolezze condivise rendono possibile un agire comune. Per chi evita o non riesce ad affrontare un percorso di consapevolezza il terremoto rischia di trasformarsi in un passato che non passa.
Su questo stesso filo si sono soffermate due persone che oggi posso chiamare colleghi Pedagogisti clinici, maestri di Mediazione familiare e “compagni di viaggio”,  ieri erano per me due specialisti che osservavo sul web per i meravigliosi interventi che progettavano nel loro territorio (il Veneto) Carlo Callegaro e Federica Ciccanti, autori di GenitoriOk.it e soci della Coop.va PedagogiKa, che hanno risposto alla mia “chiamata” come autori in due momenti differenti (il primo in #educazionEamore e l’altra in #pedagocicAlert ), ma con due pezzi profondi di pedagogia, riflessione e voglia di costruire futuro:
l’educazione è l’atto più nobile che un essere umano può compiere nei confronti di un altro essere umano. Non parlo di trasmissione di conoscenza, parlo di educazione, della nobile arte di sostenere e alimentare la crescita di una persona. Ricordati dell’iscrizione a Delfi: “conosci te stesso”, tutto il resto viene da se. Ma come possiamo conoscerci
se non attraverso l’altro, che ci rimanda l’immagine di noi. Come possiamo compiere questa missione se non grazie ad un altro essere umano, che pieno di amore nei nostri confronti ci aiuta ad integrare, giorno dopo giorno, parti sconosciute di noi; che a volte non ci piacciono, rifiutiamo…
cit. Carlo Callegaro
tutti noi educatori siamo potenzialmente dei “cattivi maestri”. Anche quando abbiamo studiato tanto, anche quando abbiamo una laurea in mano e gli attestati di 50 corsi non siamo esenti dal poter utilizzare male le nostre conoscenze, le nostre abilità e le nostre competenze. La spiegazione di questa “potenzialità al negativo” sta in un unico assunto: SIAMO ESSERI UMANI. Siamo frutto di una storia tra due persone (i nostri genitori) che a loro volta sono stati generati da un incontro (tra i loro genitori) e a loro volta anche; noi siamo cresciuti in un contesto culturale e sociale diverso da quello dei nostri genitori e così pure diverso dai nostri nonni. Ognuna di queste tre generazioni ha integrato dei modelli educativi che sono arrivati a noi e che, senza che ce ne rendiamo conto, condizionano le nostre scelte, compresa quella di occuparsi di educazione… cit. Federica Ciccanti
L’amore, la propria storia personale e gli incastri educatore-persona che seguiamo hanno tutti la necessità di estrema consapevolezza da parte di noi pedagogisti, non per mirare alla perfezione che non esiste e produce solo “cattivi interventi” e “grandi delusioni da aspettative non concretizzabili” bensì per progettare i migliori interventi possibili e chiedere “consigli, aiuti e supervisioni” quando ci sentiamo nel dubbio. “Cogito ergo sum” disse qualcuno! Secondo me come professionisti della strategia educativa questa affermazione dovremmo tatuarcela tutti.
Mi piace concludere il mio #pensodunquebloggodue con dei pensieri raccolti dai contributi di due colleghe che del web sanno ben poco, che ho quasi “costretto” a scrivere perché ci tenevo che potessero formarsi loro stesse alla comunicazione/relazione 2.0 attraverso il laboratorio digitale di Snodi Pedagogici, Rita Totti e Monica Maressi sono state con me lungo tutto il percorso per ottenere la qualifica di Mediatrici Familiari, una già avvocato ma con la passione per la scrittura delle favole e l’altra pedagogista clinica.
Rita ci ha raccontato di un viaggio iniziatico alla vita attraverso l’amore:
Ci si trova così a “vagare” alla ricerca di conferme ed accettazione, che -tuttavia- non colmeranno mai quella primigenia ferita. Credo anche che sia possibile trovarsi in difetto di mezzi per l’inadeguatezza alle esigenze / richieste contemporanee “del contenuto della -vecchia- valigia”. Nel mio caso, educarmi all’amore è stato ed è ancora oggi un viaggio tra le persone, i libri e la vita, alla scoperta di ciò che ignoravo e ancora ignoro. E’ un viaggio dal sapore “fantastico” che mi conduce “per caso”, ma con incredibile sincronicità, alle persone che mi aiuteranno a inerpicarmi su quel nuovo sentiero ed ai libri “della crescita”, che come altrettanti “maestri” mi permetteranno di leggere le risposte, che già erano dentro di me…
e Monica ci ha fatto ricordare cosa perseguiamo come pedagogisti:
la pedagogia della luce…una scienza che riguarda l’umanità intera, questa è il presente e il futuro dell’umanità stessa. Una scienza che si apre al mondo in divenire, con radici lontane che affondano nell’antica Grecia e che arriva a noi e alle nostre necessità nell’era digitale, in cui educazione e pensiero educativo sono in continua evoluzione e per questo necessitano di rinnovarsi e di riscoprirsi sempre più forti e sempre più presenti nella nostra società…
Un lunghissimo post, colmo di affetto ed emozioni per tutte le persone che ho ospitato e per gli amici pedo-blogger di Snodi Pedagogici. Un interminabile pensiero che mi porta a spingermi oltre i confini della mia professione come specialista, a varcare per un attimo la soglia di persona e a confidarVi che questi B-Day mi stanno portando a nuovi percorsi di approfondimento personale e a nuovi traguardi dove il #primadaipoiricevi che per me era già un must diverrà l’ovvio, dove lo #spargiamoserenità sarà l’obbiettivo condiviso per me e tanti altri, dove il futuro lo disegneremo senza conflitti.
Buona lettura di tutti gli altri amici da Vania Rigoni, La Bottega della Pedagogista, che trovate qua sotto e non siate timidi…aspettiamo commenti e riflessioni!!!!
I Blog Partecipanti:

Rispondi