Parlare è un’azione importante e colma di significato.
Non so se vi ricordate, io sono classe 72, ma un tempo si diceva spesso: verba volant scripta manent.
Mia nonna, maestra elementare, lo diceva ogni volta per ricordarmi l’importanza dell’imparare a scrivere, e si perdeva così tanto in questo insegnamento che quando fui in prima elementare mi annoiai un sacco sapendo già scrivere e leggere …
Pensando ad oggi, alle esperienze professionali e di vita, ho imparato che sono altrettanto importanti le parole.
Provate a pensare quella volta che siete tornati a casa da scuola e i vostri genitori vi hanno accolto così: “….mmm…ciao…”
Voi stavate per raccontare l’evento più fantastico, il voto inaspettato o l’incontro più meraviglioso e loro con una parola vi hanno smontato.
Poi siete cresciuti e rincasando dopo una stressante giornata lavorativa, siete stati accolti con un monologo incalzante di cose che avreste dovuto fare da vostra moglie o da vostro marito senza neanche un “ciao amore, come stai?”…
la prima tentazione non negatelo è quella di girar sui tacchi e uscire.
Le parole ha un potere immenso: ci possono bloccare.
La stessa cosa capita ogni qualvolta voi vi dite: “come sono grassa…” oppure “non ce la posso fare”, e quando di voi sottolineate solo gli aspetti negativi.
NO! Iniziate la rivoluzione della parola.
Abbandonate i toni negativi, rallentate, respirate e via…
Da “mi sarei aspettata una tragedia, invece non ha distrutto nulla!” diventerà “effettivamente certi eventi mi appaiono sempre un pò preoccupanti, ma ho imparato a organizzarmi e alla fine abbiamo fatto un sacco di cose”
“Se non sono costretto, non lo porto fuori perche sono incapace. Poi però va tutto bene” prenderà la forma di “Sempre più volte sono uscito con lui e mi sono sentito ogni volta più sicuro”.
E non fermatevi solo a cambiare gli enunciati, modificate tutta la strategia:
tornate stanchi, aprite la porta di casa e baciate vostro marito così forte che le parole che vi avrebbe detto restano ancora un pò a pensare e magari cambian di forma…
a vostro figlio che rientra da scuola, andate incontro serene, avete tutto il pomeriggio per riprenderlo e ascoltatelo con entusiasmo chissà che oggi non abbia qualcosa di prezioso per voi…
la vostra amica che vi chiama per vomitarvi addosso tutti i suoi guai, arrestatela con un “carissima lo so sei veramente in gamba a uscirne sempre, prendi fiato fissiamo per un caffè “vi stupirà scoprire che a quel punto, sentendosi accolta vi chiederà “come stai tu?”
E sopratutto i piccolini:
BASTA con i grandi discorsi, le grandi spiegazioni esistenziali, enunciati lunghissimi decorati di non e di no!
Saranno anche bimbi intelligenti ma restan bambini.
Pochissime regole prestabilite fra voi genitori su cui convergere, e tantissime possibilità positive su cui il bambino potrà inventarsi un suo modo o più modi di reagire e relazionarsi.
Un figlio non è un clone, non è un immagine di noi allo specchio quindi ha un suo pensiero libero che se lo circondate di mega spiegazioni su quello che avrebbe dovuto fare se…lui non capirà, andrà in tilt e … combinerà qualcosa di non corretto del tutto. Invece le vostre parole di incoraggiamento, positive e rasserenanti lo porranno nella giusta disposizione di creare azioni positive e costruttive.
Wao! le parole…
Cosa ne pensi ?
Ciao penso che educarci alle parole buone sia veramente un allenamento che dura tutta la vita, soprattutto quando hai un figlio non ti eserciti mai abbastanza. Puoi stroncarlo e risollevarlo dalla cenre in due nanosecondi: tu te lo dimentichi, ma lui se lo ricorda. In entrambi i casi!
Penso che non si impari mai abbastanza ad allenarsi e ad educarsi a parlare e comunicare; sopratutto quando hai un figlio sperimenti ogni giorno che con le parole lo puoi stroncare e lo puoi risollevare nell'arco di due minuti; tu te lo dimentichi ma lui se lo ricorda….in entrambi i casi!
Grazie Federica, è proprio così.