Parla poco, avrà un problema?

Molti genitori sono turbati, perché pensano che i figli tardino a parlare o che abbiano uno sviluppo anomalo (parole tutte loro, balbettii stravaganti…)
Vediamo insieme perché spesso questo è un equivoco, partendo dalle tappe dell’evoluzione linguistica.
Tra i 9 e 10 mesi i bambini cominciano a pronunciare i primi suoni.
Poi tra gli 11 e i 13 mesi i bambini cominciano a pronunciare le prime parole isolate e a indicare gli oggetti con un intento comunicativo. Questi gesti per loro hanno la stessa funzione delle parole. Di solito le prime parole che indicano gli oggetti più familiari e conosciuti e sono in numero limitato.
Tra i 18 e 24 mesi i bambini articolano le prime frasi, con un aumento considerevole del numero di parole.
Dopo i 3 anni seguono più correttamente le regole grammaticali e si esprimono con una relativa proprietà di linguaggio.
Queste sono linee guida che potete trovare in molti testi e siti web per lo sviluppo linguistico dei bambini, MAogni bambino è un caso particolare, che compirà un percorso del tutto originale per fortuna!

Infatti molti fattori influiscono sui tempi e le modalità dello sviluppo verbale, quindi non ci si deve allarmare se nostro figlio SEMBRA in ritardo rispettto agli altri.

Prendiamo in considerazione alcuni elementi che possono condizionare uno sviluppo più tardivo del linguaggio:
–        anticipazione dei bisogni.
Se voi siete sempre lì prontissimi a prevenire qualsiasi richiesta di vostro figlio, naturalmente il piccolo non sentirà il bisogno di “sforzarsi” per farsi capire… e neanche io…
per esempio, se al minimo suono, gli offriamo al bambino tutto ciò che abbiamo a disposizione, egli non imparerà la parola corrispondente all’oggetto desiderato, perché non ne avrà bisogno
  “il bisognino fa correr la vecchietta”
–        contesto familiare.
Fondamentali sono le abitudini della vostra famiglia. Se siete dei gran chiacchieroni, se gli leggete e vi raccontate molto, probabilmente il bambino parlerà prima.
Viceversa se per primi voi parlate poco, rispondete a monosillabi, anche il bambino sarà portato a fare lo stesso…quindi vi invito a esser più comunicativi!
–        cammino o parlo?
Alcuni bambini sono più concentrati sul movimento che sulla parola. Essi spesso preferiscono la scoperta del mondo tramite la propria corporeità: sono i classici bambini che toccano tutto, si arrampicano, aprono i cassetti, corrono… Tutte attività che vengono fatte con abilità e impegno e che, perciò, posticipano l’attenzione sulla parola;
–        carattere. Talvolta i bambini sono solo timidi o più chiusi di altri. In questi casi non stanchiamoci di parlare con loro, ma non forziamoli a rispondere. Rispettiamo i loro tempi e le loro modalità. Pian piano acquisiranno maggiore sicurezza;
–        troppe correzioni. Quando un bambino impara a parlare, sbaglia!
Lasciamoglielo fare!
Ripetiamo senza sottolineature dell’errore la parola in modo corretto e via!. Il bambinomemorizzerà  il suono giusto, senza vergogna. Infatti i continui rimbrotti, che dimostrano un’attenzione rivolta esclusivamente alla performance, inibiscono la sua capacità creativa e di apprendimento;

Insomma parliamo fin da piccoli con i nostri figli, senza preoccuparci che capiscano tutto o che ci rispondano: l’importante è che si abituino alla comunicazione. Evitiamo inoltre di usare un linguaggio infantile per troppo tempo, ma coltiviamo insieme la passione per la nostra bellissima lingua attraverso le narrazioni, le chiacchiere, le letture e le canzoni.

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