Il giorno dopo di #pedagogiaepolitica

La società dell’incertezza scriveva Bauman una decina di anni fa. Uno dei testi di Sociologia più futurista, a parer mio, degli ultimi anni.
Aveva previsto tutto come un novello Nostradamus: leggendo fra le sfumature della società e dei comportamenti di fine ‘900 percepiva già i semi della nostra crisi come individui e come cittadini.

Ieri è accaduto un evento importante per alcuni di noi, che Bauman hanno letto di sicuro, c’è stato un tentativo di minare gli schemi precostutuiti: affiancare la pedagogia e la politica senza fare demagogia.
L’autunno passato fra alcuni blogger pedagogisti/educatori conosciuti per caso via web è venuta la voglia di organizzarsi in un team che una volta al mese proponeva argomenti di pedagogia raccontati da autori non professionisti che la pedagogia la fanno: sono nati i blogging day (BD per gli amici dell’epoca degli acronimi). 
Quello di ieri è stato un saltone attraverso un burrone, tante le defezioni rispetto alle proposte di essere autori (tema scottante) ma anche tantissima curiosità successiva alle pubblicazioni e tante candidature per il prossimo evento.
Evvai! Ce l’abbiamo fatta, siamo riusciti ad insinuare il “dubbio”: si può fare educazione e politica senza essere manipolatori, proponendo il proprio pensiero serenamente anche quando non è condiviso perchè i colleghi ascoltano costruttivamente, si può essere aulici e semplici negli stessi luoghi (quelli di Snodi Pedagogici), si può scegliere di parlare ai professori e alla gente con i loro registri senza sentirsi fuori posto in uno o nell’altro spazio…
Pedagogia e politica è Rispetto per prima cosa della polis, di se stessi e dei vicini, 
poi se c’è il rispetto arriva anche la cura e la collaborazione
Se subentra la polemica arriva anche la guerra, 
prima verbale e poi chissà…forse anche agita.
Ecco perché amo fare pedagogia clinica, quella imparata da Guido Pesci e Antonio Viviani, perchè ci insegnano l’arte della riflessione e dell’insegnare a riflettere sguardi che uso sempre qualsiasi progetto prepari o anche qualsiasi post io scriva.
Sono stata lieta di ospitare Cristina, e questa volta più della prima, perchè ha fatto un’abbinata che forse è parsa non ovvia ma importantissima: 
 pedagogia e politica sono anche cura della salute dei cittadini tutti e in qualsiasi forma.
Le donne e le famiglie che hanno persone con malattie ancora non conosciute, poco esplorate come l’Endometriosi o i Tumori al seno devono diventare importanti, per loro devono essere messi in piedi percorsi educativi  e informativi come per altre a-nomalie, e lo stato (cioè NOI dovremmo iniziare a informarci e sensibilizzarci anche su queste patologie)…e non solo quando Nancy Brilli va in TV o Angelina Jolie su una rivista…
Last but non the least…. c’è il valore intrinseco per cui noi facciamo pedagogia in ogni forma (educatori, consulenti pedagogici, insegnanti, mediatori) per cooperare al FUTURO, quindi al costruire la nuova Società e i nuovi Cittadini, aiutarli a intessere relazioni valide, funzionali e positive in un contesto ricco e arricchente, in un laboratorio di luoghi che vanno dalla scuola, allo studio, al centro, le biblioteche…
Ecco perchè mi “scaglio” sempre contro chi non ci sostiene, contro chi preferisce una definizione nosologica piuttosto che un progetto persona a tutto tondo. Alla fine, se esageriamo un pochino, chi non rientra in qualche aspetto del DSM specialmente in alcuni momenti della nostra vita?
Fare educazione e mangiare con essa è qualcosa che va oltre, qualcosa che NOI che lo viviamoci stiamo impegnando a farvi comprendere: è una mission politica.

Se non avete letto i nostri post di ieri…siete sempre in tempo 🙂

2 pensieri riguardo “Il giorno dopo di #pedagogiaepolitica

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