Lo sapete la “questione abitudini” e “routine” è un mio pallino pedagogico.
Ieri al Congresso cui ho partecipato si parlava di Nutrire la Persona (poi scriverò un mio personale resoconto della giornata) e di Famiglie e Persone “mal-alimentate” per cattive abitudini…
Supponiamo.. siamo tristi. Che cosa facciamo di solito?
Spesso, anche se non necessariamente, ci perdiamo nella tristezza e dall’esterno veniamo identificati con la tristezza*.
Poi ci sono un certo numero di varianti.
Siamo in grado di cadere in autocommiserazione a causa della tristezza, o possiamo cadere in momenti di forte irritazione a causa della stessa tristezza, amplificando il suo potere, oppure ci colmiamo il corpo di cibo pensando di colmare la nostra anima… Questa è la reazione abituale.
In un certo senso potremmo dire che la tristezza in tutte queste forme è una “tristezza caricata di comorbità”, non è la sua forma pura.
E se guardiamo più da vicino, cosa vediamo?
Prima di tutto, vediamo la grandissima potenza dell’abitudine. L’abitudine di reagire in un certo modo crea solchi profondi, e non è facile uscire dalla routine antica e radicata.
Questo è il motivo per cui è fondamentale aiutare le Persone a sviluppare una contro-abitudine che vada ad insediarsi e sostituirsi alla vecchia, a questo punto tutte le abitudini negative e intossicanti che hanno generano la nostra sofferenza moriranno per mancanza di alimentazione lasciando il posto a nuove emozioni positive.
Pedagogia è anche questo.
*Esulterò quando non dovrò più scrivere frasi di questo tipo, alla soglia del 2014 in una società multietnica parlare ancora di “identificazioni” ed “etichettamenti” denota solo l’imbarbarimento cui siamo sottoposti e a cui non riusciamo a ribellarci, se non nei nostri piccoli mini-sistemi.