Riflessione marittima

La mente, nel conoscere o nel percepire, con l’intento di eliminare, attenuare o attutire la disAttentività, deve PROVARE PIACERE. (cfr. p.44 Pesci-De Alberti, Educromo, ed.Magi)
Perché vi scrivo questo dal mio angolo di relax?
Gli ultimi fatti di cronaca nera mi stanno obbligando a una riflessione sul piacere. Come pedagogista clinico spesso, anzi sempre, tengo conto di quali sono gli oggetti, situazioni, spinte motivanti del soggetto che ho di fronte per usarle come facilitatori del percorso di intervento.
La motivazione si fonda sul sentimento del piacere che trova la persona in un determinato gesto o attività. Il piacere è il nostro alleato educativo. 
Oggi si parla solo del piacere abusato, distorto, egoisticamente rivolto al solo benessere momentaneo. Questo è causa di squilibri, di mal interpretazioni della realtà, di tristezze e dolori fino agli atti tragici che noi ascoltiamo nei Tg.
Di chi è la causa di questo distorto uso del raggiungimento del piacere?  Secondo me si è scelto ad un certo punto della nostra storia sociale di sminuire l’importanza del valore della responsabilità nella relazione causa-effetto (sia sociale che personale) e insieme si é svuotato il senso del perseguire con impegno un obiettivo. Potrei ipotizzare molte risposte e voi che leggete potreste aggiungerne altre e sarebbero tutte corrette, ma la cosa che è preoccupante è che le “colpe” cadrebbero sempre sulla Società ( però la società siamo noi..) su qualcosa che d’istinto sentiamo lontana dalle nostre scelte.
Alla fine sapere di chi è la “colpa” mi interessa per dire e dirMi : occorre esser chiari i fatti tragici che stanno accadendo sono colpa Nostra.
Si. 
Dobbiamo farcene carico per portare un contributo efficace al cambiamento (miglioramento) della nostra persona e di quelle che si rivolgono a noi: aiutarle a ritrovare i valori della responsabilità e dell’impegno per ottenere un piacere rispettoso del prossimo. 
A presto.

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