Riflessioni sul Convegno ADHD

Ho potuto partecipare al convegno gratuito promosso dall’Azienda Sanitaria Firenze che trattava di “ADHD:quale percorso diagnostico e terapeutico“.

Se mi chiedeste quali le mie prime impulsive impressioni, vi direi una grande amarezza nel non aver visto fra i relatori neanche un pedagogista. 
A freddo, due giorni dopo, l’amarezza volge in motivazione a fare. Ho compreso che la mia categoria è stata momentaneamente non calcolata, si è preferito parlare di percorsi psico-pedagogici (la dott.ssa Vannini lo ha ripetuto molte volte) di competenza di medici o psicologi. 
Ma da quando il pedagogico è competenza di un neuropsichiatra (anche se geniale) o di uno psicologo?
Tutta la mia formazione e quella dei miei colleghi in questo modo va perduta: perfettamente in linea con quest’epoca di consumismo ci si permette in un paese in crisi di sprecare abilità. 
Senza dimenticare che i bambini ADHD hanno bisogno di interventi pedagogici di alta qualità per sperare di modificare la qualità della loro vita futura.
Qualità
Si, è fondamentale il livello di intervento. 
Il neuropsichiatra ha un suo peculiare compito. 
La scuola ne ha un altro, e la dott.ssa Signorini si è spiegata benissimo: scuola svecchiati, formati e includi tutti fra le tue braccia (cfr. anche il decreto Profumo di dicembre 2012 sui Bisogni Educativi Speciali)!
Lo psicologo può affiancare i genitori o gli insegnanti ad affrontare le paure e le angosce che un bimbo ADHD può scatenare…
Il Pedagogista ?
Noi possiamo dare un apporto sostanziale. Il mio percorso prima come Esperto nei processi di formazione (Unifi), poi specializzato in seno a ISFAR come Pedagogista Clinico e Reflector mi ha dato tutti gli strumenti che servono per un percorso educativo che includa il bimbo, i genitori e la scuola.  Ma noi non eravamo a quel tavolo come relatori.
NOI ce lo dobbiamo prendere quel posto con determinazione perchè per noi lavorare sulle abilità propriocettive (le compromesse nel bambino ADHD) è pane quotidiano e il nostro aiuto alla società è denso di ben-essere.
Continuando….
immagine di  www.overgrow-italy.nl
La ricerca (dott.Pezzati) ci informa che c’è un’alta familiarità fra un figlio e un genitore ADHD, perchè è di origine genetica. Come anche c’è un legame stretto fra la possibilità di sviluppare il disturbo e la nascita prematura (da intendere dalle 20 alle 36 settimane), perchè il neonato è fortemente immaturo dal punto di vista psico-motorio. Anche qui possiamo offrire un sostegno a chi ha una nascita di un bimbo prematuro per individuare precocemente i segnali di eventuali anomalie comportamentali.
Infine…
Il farmaco è uno degli strumenti di approccio al disturbo. A ognuno la sua opinione che però deve esser supportata da approfondimenti e studi. 
Comunque sia, le ricerche riportate dal dott. Masi e dal dott.Paoletti, spiegano chiaramente che il farmaco aiuta fino ad un certo punto… in Italia la legge non ne permette l’utilizzo oltre i 18 anni, producendo così persone con disturbi di condotta e pericolose socialmente, persone soggette ad abuso di sostanze, persone che devono scappare all’estero per avere una qualità della vita soddisfacente.
Concludendo. 
Ringrazio chi ha organizzato il convegno che comunque ha apportato qualcosa nella mia formazione e credo anche in molti dei presenti. 
Mi è stato di impulso a fare di più e a pubblicizzarlo ancor di più, perchè il pedagogista clinico ha strumenti che in molti cercano in altre figure. 
Il MULTI-disciplinare è l’unico approccio possibile: ciascuno sia bravo e preciso e in rete.
 Associazione AIDAI  www.aidaiassociazione.com
 Associazione AIFA    www.aifaonlus.it

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