Cyberbullismo, alcune riflessioni

Di seguito alcune delle situazioni campanello d’allarme riferite da ragazzi, genitori e insegnanti (Telefono Azzurro):

“Qualcuno ha messo una mia foto scattata in palestra in Internet, inviandola a tutta la classe. Tutti hanno iniziato a ridere di me prendendomi in giro”.

“Un gruppo di studenti delle superiori ha creato un falso profilo a mia figlia, pubblicando foto in cui sembrava nuda e inserendo informazioni false sul suo conto”.

“Alcuni ragazzi della mia scuola hanno ricevuto una mia foto con delle avances sessuali”.
 

“Una ragazzina mi ha confidato, terrorizzata, che uno dei suoi contatti la molesta su MSN, domandandole di spogliarsi davanti alla webcam e di simulare atti sessuali”.
 

“Nella mia scuola circolano delle foto ritoccate con Photoshop di un mio alunno, ritratto in una situazione imbarazzante”.

“Alcuni ragazzi stanno facendo circolare voci e sono aggressivi, via Facebook, verso una studentessa”.

“Alcuni studenti si insultano via SMS e finiscono per picchiarsi nei corridoi”.

“Una delle mie studentesse è stata accusata di aver insultato in Facebook una delle sue compagne di classe. Ora lei non ha più l’accesso al suo profilo Facebook: ha scoperto che i suoi codici di accesso sono stati rubati”.

Il fenomeno è in crescita, anche perché attraverso il web o il cellulare il “bullo” può agire indisturbato, in quanto è protetto dall’anonimato garantitogli dall’utilizzo di tali tecnologie, e può cambiare anche diverse volte la sua “identità virtuale”. 

A differenza del bullismo “reale”, dunque, il bullismo virtuale non prevede un contatto diretto tra il bullo e la vittima, che può non essere a conoscenza della vera identità del suo persecutore; anche se è sempre più frequente che il bullismo “reale” inizi o prosegua attraverso il cyberbullismo. 

Il cyberbullismo costituisce un doppio rischio. I vostri figli possono caderne vittime, ma possono loro stessi diventare cyberbulli. Molti cyberbulli lo sono senza sapere di esserlo. Pensano che in fondo quello che stanno facendo è solo una burla, uno scherzetto un po’ birichino, ma in fondo innocente.
A volte questi scherzetti sono fatti per fare pagare qualche presunto torto. Le ragazze, che spesso pagano le delusioni sentimentali dei loro giovani corteggiatori, ne sanno qualcosa.
Tra le vittime, solo una parte ne parla genitori. Si stima meno di un terzo. Le ragioni sono all’incirca le stesse per le quali anche le vittime del bullismo non cyber preferiscono il silenzio: vergogna, timore dei rimproveri, intimidazione al silenzio.
Il rischio di pericolose ragazzate e di pericolosi silenzi, può essere ridotto con una sana informazione preventiva.
Che fare:
Sarebbe utile persuadere la vittima a cambiare indirizzo di posta elettronica ed a non frequentare più i siti o le chat infestate dal cyberbullo. Questo comporta l’interruzione di tutti gli altri rapporti creatisi in quella comunità, scelta che non sempre la vittima è disposta a fare.
Il genitore può imporla d’autorità, ma questo potrebbe essere visto dal ragazzo come una penalizzazione per averne parlato. Se necessaria, è una decisione che va adottata comunque.
Al massimo va inviato un solo messaggio: “Ho informato i miei genitori, che hanno fatto denuncia alla Polizia. Hai le ore contate”. Solo questo messaggio, poi basta.

Se la persecuzione è insistente, se si prolunga per più di due settimane, se il contenuto dei messaggi persecutori diventa troppo pesante, soprattutto se contiene minacce o ricatti, potete realmente segnalare l’azione persecutoria alla Polizia.
L’azione del cyberbullo può essere segnalata al moderatore della chat o ai proprietari degli eventuali blog o degli altri siti sui quali il bullo lascia i suoi messaggi.

Rassicurate la vittima circa le eventuali minacce o insulti del bullo, ma anche fategli sentire che non sottovalutate il suo disagio. Se sembra sofferente, condividete la sua sofferenza, anche se vi sembra esagerata. Se è preoccupato delle conseguenze di un’azione diffamatoria in rete, accettate che questo per dei ragazzi può costituire una ferita molto dolorosa, non la svalutate. 

Fateli sentire compresi.

Il bullismo colpisce soprattutto l’autostima, quindi sostenete la vittima sotto quest’aspetto.

Di libri ne son stati scritti molti, e anche di articoli in carta e in web, il filo che li unisce tutti è essere presenti nelle vite dei nostri figli, fratelli minori e nipoti, nonchè alunni. 
Questo vi permetterà di poter essere i loro confidenti e accogliere così le loro frustrazioni di fronte alle aggressioni subite. Dovete mettervi in condizione sempre di osservarli e di notare le sfumature, i segnali piccolissimi di disagio o di superficialità.
Noi pedagogisti abbiamo il compito di parlarne e di stare con i genitori e gli insegnanti mentre fanno prevenzione e accoglienza.

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