Sempre in cerca di articoli interessanti per i colleghi e sopratutto per i genitori e le persone che mi seguono, con piacere condivido questo post sul Cibo, le Fiabe e la Famiglia.
Testo di :R.Tiziana Bruno,
Illustrazioni: Nicoletta Ceccoli

La funzione cui l’uomo si dedica con maggiore assiduità è senza dubbio il mangiare. Direi ancor più del dormire. La parola cibo si impasta con significati che hanno a che fare con vita-morte, amore-odio, salute-malattia, desiderio-rifiuto, abitudine-novità, rito-sorpresa. Concretamente, ogni giorno, e simbolicamente. Il cibo significa tante cose, e così il prenderlo o il rifiutarlo, dalla prima poppata in poi. Ed è inevitabile che un genitore prima o poi si ritrovi ad affrontare qualche difficoltà alimentare con il proprio bambino.
Il rapporto distorto del bambino con il cibo è la maggiore preoccupazione delle mamme e l’argomento di quattro visite pediatriche su dieci. Sono tanti i piccoli che storcono il naso di fronte ad alcune pietanze, per non parlare delle verdure. Molto spesso tra genitori si discute della difficoltà di “intavolare” coi propri figli un discorso sul cibo, dell’impossibilità di trovare parole appropriate per impostare uno scambio di vedute sull’educazione alimentare.
Le fiabe possono fornire “parole” tramite le quali avviare un dialogo anche sulla scelta del cibo. Offrire le soluzioni più efficaci, ma soprattutto a portata di mano. Le fiabe sono un tesoro unico e insostituibile per l’essere umano, l’unica maniera che ci è stata tramandata per preparare alla crescita e alle grandi risposte alle domande della vita…Le fiabe offrono risposte dirette.
I bambini agli adulti chiedono sempre “perché ” e si sentono spesso rispondere con i “come”: ecco, le fiabe rispondono ai perché, dei “come” se ne infischiano!
Il rapporto della fiaba con il cibo è costante: non ci sono quasi fiabe dove non si consumi cibo, dove non si parli di cose da mangiare. E’ un nutrimento non solo fisico, quello di cui si narra, ma a me serve per introdurre un nuovo modo di mangiare, che non è solo consumare il prodotto alimentare. C’è bisogno di un rispetto profondo nei confronti dei prodotti della terra e del lavoro dell’uomo, che va recuperato, come i gesti di una volta, quando ci si chinava a baciare il pane caduto sotto il tavolo prima di gettarlo, o di soffiarci sopra e mangiarlo…

(segue nel post successivo)
Mi sembra che la scrittrice abbia messo molta carne al fuoco per riflettere…!!!
Qual è il vostro approccio al cibo? Nutrite voi stessi o ingurgitate quello che vi passa davanti?
Anche per aiutarvi in queste dinamiche la creatività di approccio del pedagogista clinico può esservi di aiuto.