Sempre in cerca di articoli interessanti per i colleghi e sopratutto per i genitori e le persone che mi seguono, con piacere condivido questo post sul Cibo, le Fiabe e la Famiglia.

I bambini di oggi hanno spesso un alfabeto culinario semplicistico, impoverito, trasmesso a suon di spot pubblicitari e gadget scintillanti. Sono per la maggior parte troppo abituati a vedere e consumare un cibo senza storia e senza geografia, senza luoghi e tempi (se non quello della data di scadenza); un cibo che esce dai sacchetti, dalle scatole, dalle confezioni, già pronto,con i polli che nascono senza penne e con le zampe intrecciate sotto le ali in una vaschetta bianca avvolta di pellicola. Magari anche già arrosto. Altro che le uova d’oro della nota gallina!
E si va anche diffondendo un tempo e un modo del mangiare a richiesta, come si va in bagno direi, ognuno per sé: quando si ha fame, si apre il frigorifero o la dispensa e si provvede. E aspettare anche gli altri? Prendere tempo per gesti che non siano solo strappa sacchetti o apri scatole? Non ne gioverebbero solo lo stomaco e la digestione…
Cibo e infanzia costituiscono un binomio ricco di significati e di valenze non solo dal punto di vista della nutrizione del corpo ma, anche, sul piano della crescita emotiva e affettiva di ogni bambino.
I bambini esprimono molte cose (stati d’animo, bisogni, emozioni…) attraverso le loro abitudini alimentari. Un dato interessante è la sempre più diffusa possibilità, per i bambini, di divenire soggetti attivi nella scelta, anche d’acquisto, dei prodotti alimentari. La centralità del bambino, l’ascolto delle sue opinioni e delle sue richieste è certamente una conquista dei nostri tempi. Conquista che però rischia di sfociare in un eccessivo protagonismo, che trasforma i bambini in precoci ometti o in piccoli tiranni.
Questa è di certo una condizione sempre più diffusa tra i bambini del Nord del mondo, ma riguarda soprattutto i piccoli che vivono nelle grandi città. Per fortuna, nei centri più raccolti, dove le reti familiari allargate funzionano ancora, il pasto diviene un’occasione di incontro.
Così, nelle fiabe il cibo e il cibarsi non soltanto raccontano la cura, la convivialità, la festa, ma divengono simboli capaci di rappresentare la paura di essere aggrediti, divorati, o, al contrario, il desiderio di divenire potenti, forti, invincibili. Il bene e il male, il piacere e il dolore, la vita e la morte, convivono nel cibo della fantasia, come espressioni dell’animo umano capace di nutrirsi dei significati più profondi, archetipici, universali che le fiabe da sempre trasmettono.
Chi non ha mai sognato di assaggiare la casetta di marzapane della strega di Hansel e Gretel? Chi non avrebbe voluto curiosare nel cestino della merenda per la nonna di Cappuccetto Rosso? Chi non si è chiesto cosa preparasse Biancaneve per i Sette Nani che tornavano stanchi dal lavoro?
E allora per parlare di cibo ai bambini e per riscoprirlo noi tutti, entriamo nel mondo della fiaba. Seguendo l’itinerario culinario delle fiabe, si scoprono usanze e costumi di tutti gli angoli della Terra. Pietanze curiose, banchetti mai visti, allegrie nuove..
Non è forse vero che ogni ricetta ha bisogno di buoni ingredienti e di un tocco magico?
“…così poté vedere nella stanza una bella tavola imbandita, con una tovaglia bianca, vasellame di porcellana ed un’oca arrosto fumante ripiena di prugne e di mele! All’improvviso l’oca saltò giù dal vassoio, già con la forchetta e il coltello infilati nel dorso, proprio verso la bambina, ma in quell’istante il fiammifero si spense e davanti alla bambina rimase solo il muro freddo”.
H. C. Andersen
Testo: R.Tiziana Bruno
Grazie per aver apprezzato il mio articolo.
Ne sono molto lieta.
Questi articoli sono davvero interessanti!!! A presto!!!!