Esselunga e dintorni – prologo

Entro in un parcheggio vuoto, dove innanzi a me l’altro unico visitatore sta accuratamente scegliendo il posto migliore. Io mi domando rispetto a cosa, siamo solo noi e con due macchine degne di Pollicino.
Vado verso l’ascensore e sono costretta a percorrere un tunnel di personaggi finti, senza occhi e senza bocche che mi scrutano: le locandine dello zodiaco alimentare. Confido nel mio buon vecchio Bufala Bill per scappare e arrivare salva alla superficie.
Prendo il carrello, compio la chicane fra i ragazzotti aitanti dell’africa che mi voglion vendere i fazzolettini esselunga e inizio la spesa. Scopro ben presto di aver lasciato ancora una volta la lista a casa, ma dove? non lo ricordo.
Quando arrivo al reparto carni ho l’illuminazione, la verdura per le dinosaure ed istintivamente mi lancio indietro per recuperarla. Qui inizia la storia: i visitatori dell’Esselunga non posso percorrere la strada al contrario (rispetto a cosa?). 
Un incubo mi si apre. Non mi lasciano passare. Mi si oppongono. Sbatto, urto. La vecchia impellicciata si adira e mi scuote una mano tremula sul viso. Sono disorientata. Nessuno ci impone di fare la spesa con dei cartelli stradali che indicano un senso unico, ma noi pecore infinite ci autolimitiamo e ci autogiudichiamo.

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