dal 21 novembre 2008 al 29 marzo 2009 PALAZZO REALE- Milano
Centodieci dipinti a olio, gouaches e sculture, ripercorrono la vicenda artistica del maestro belga del Surrealismo e il suo approccio al tema della Natura.
Magritte, tra i maggiori pittori dell’area surrealista, è artista talmente noto e riprodotto che alcune delle sue immagini sono state assorbite dalla cultura e dalla coscienza figurativa contemporanea, al punto da decretarne un successo popolare, fino a diventare delle vere e proprie icone del ‘900.
I curatori hanno quindi scelto di individuare un altro livello di lettura che, attraverso una sintassi linguistica del tutto nuova, porta a ripensare il rapporto che il genio belga ha instaurato con la natura.
Nel percorso espositivo, i visitatori saranno accompagnati dai testi dello stesso Magritte, cui verrà lasciato il compito di descrivere e commentare la propria opera.
“E’ importante per me evocare il più fedelmente possibile la misteriosa dimensione che risulta dall’unione o dalla trasformazione di oggetti familiari in modo tale che la nuova immagine contraddica completamente la nostra idea ingenua o erudita del mondo. L’arte è per me un modo meraviglioso per evocare il mistero, per nobilitare l’oggetto più comune e renderlo meritevole di essere rappresentato”.
“La natura ci offre lo stato di sogno che procura al nostro corpo e al nostro spirito la libertà di cui hanno assolutamente bisogno”.
Mistero e Natura sono le parole chiave dell’universo artistico di Renè Magritte e sono le parole che hanno guidato le scelte dei curatori della mostra.
Grazie a prestiti eccezionali del Musées Royaux des Beaux Arts de Belgique, della Fondation Magritte e di numerosi collezionisti privati, sono esposti a Palazzo Reale un centinaio di dipinti insieme ad alcune gouaches e sculture, per raccontare l’arte di René Magritte e in particolare il suo approccio al tema della natura.
Magritte affronta questa tematica partendo dai primi, e quasi sconosciuti dipinti futuristi, passando dalle immagini più oscure del periodo fra le due guerre, fino ai celeberrimi dipinti prodotti dagli anni ’50 in poi. Tra questi, si segnalano alcuni capolavori, come ‘Souvenir de voyage’ del 1961, che rappresenta una mela verde mascherata per il carnevale, o ‘L’heureux donateur’ che racchiude i motivi ricorrenti della sua visione specifica della natura, o ancora il famoso ‘L’empire des lumières’ con la casa immersa nel buio di un parco sullo sfondo di un cielo azzurro coperto da nuvole bianche.
La mostra delinea così la statura di uno dei pochi artisti del ‘900 che ha posto la natura al centro della sua ricerca, mettendola in relazione con le caratteristiche e i limiti della vita dell’uomo moderno.
I personaggi, gli interni, le nature morte dialogano con gli elementi della natura e compongono paesaggi “interpretati”,”rivisti”, con l’occhio di un lucido e spregiudicato intelletto moderno, sempre presente e sempre attento agli occhi dello spettatore, al punto che alcune delle icone di Magritte sono divenute ormai parte integrante del nostro immaginario collettivo.
Per Magritte – sostiene Arturo Schwarz -il mistero era lo strumento più idoneo per distruggere le abitudini visive e la logica dei luoghi comuni. (…) I metodi preferiti per conseguire questo fine comportavano la trasformazione di un oggetto, o di una situazione, ad un livello sia fisico che semantico. (…) Un cielo notturno illuminato dal sole rappresentava, per lui, la tipica permutazione di una tale situazione e un altro modo di creare un’immagine misteriosa e perciò poetica. Come afferma lui stesso, Magritte “fa urlare gli oggetti più familiari”, per imporre, attraverso l’immagine, l’evidenza di un mistero.
Come scrive Michel Draguet, questo mistero, che ha conosciuto numerose declinazioni nell’opera di Magritte, “in ultima istanza non è altro che la natura in ciò che ha di irriducibile alla cultura. La natura è onnipresente nel suo percorso artistico.
Fornendo da un lato una miriade di temi che l’artista esplora e combina a piacere e costituendo d’altro canto la cornice di ogni cosa, il contenitore a partire dal quale si determina ogni forma di conoscenza”. La natura è il punto di fuga dell’opera di Magritte.
E’ una mostra commovente, se specialmente come me, siete attratti dalla follia come fuga e consolazione di questa umanita’ che non si ritrova nei valori liquefatti.>I colori spaccano i quadri, la luce mangia la tela.